Cent'anni fa cominciava la Prima Guerra Mondiale

Si concluse con la battaglia di Vittorio Veneto nel 1918

MONREALE, 24 maggio - Sono passati 100 anni, cento lunghi anni da quel 24 maggio, quando il Regno d’Italia entrò ufficialmente in guerra, la Prima Guerra Mondiale, mondiale per l’ampia partecipazione di nazioni belligeranti riunite in Alleanze e in Coalizioni, per l’Italia fu una delle tante Guerre di Indipendenza. Comunque, la prima azione militare avvenne proprio nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1914, la Regia Nave Zeffiro, un cacciatorpediniere Italiano, sparò un siluro e ben 169 colpi di cannone, contro una installazione militare Austroungarica, Porto Buso, nella Laguna di Grado, dove passava il confine tra il Regno d’Italia e l’Austria Ungheria. Il siluro si arenò e quindi praticamente fece cilecca mentre le salve di artiglieria della R.N. Zeffiro costrinsero la guarnigione Austriaca a sbandarsi e poi ad arrendersi all’equipaggio Italiano.

Scorrendo l’elenco dei prigionieri fatti dalla nave Italiana, si scopre che erano tutti Friulani e Triestini, Italiani etnicamente anche loro ma comunque con indosso una divisa di un esercito nemico. Seguirono da quella fortunata azione compiuta di sorpresa, tre anni terribili in cui caddero ben seicentomila soldati Italiani, spesso mandati a morire da generali che concepivano una strategia suicida in cui i fanti o gli alpini erano solo carne da cannone.

Tre anni di guerra di trincea, dalle battaglie degli altipiani alle gallerie costruite sul Pasubio, per raggiungere i nemici dal di sotto e fargli esplodere mine gigantesche sotto i piedi, anni di assalti alla baionetta sotto il fuoco delle mitragliatrici nemiche, anni a conquistare o a perdere e poi a riconquistare, ancora, rocce e cime attorno ai quattromila metri, anni a costruire lunghe gallerie , scavando nella roccia viva, come la famosa strada delle 52 gallerie , costruita dal 5° Reggimento del Genio, tra valli, burroni e guglie, per consentire il passaggio delle truppe Italiane senza essere bersagliate dalla artiglieria Austriaca.

Tre anni in cui i nostri soldati, per lo più gente del Popolo, dovettero subire di tutto : dura disciplina, fame, freddo e gelo, incompetenza degli ufficiali, ferite e mutilazioni, parassiti vari, e anche , purtroppo anche il plotone di esecuzione per colpe che non gli appartenevano.

Tre anni in cui accadde di tutto, addirittura un cambio del vertice delle forze armate Italiane, in corso d’opera, dopo una terribile disfatta, Caporetto, e durante una disordinata ritirata in cui l’esercito Italiano rischiò il completo annullamento e l’Italia di perdere gran parte del territorio Nazionale sotto la spinta di una offensiva di truppe Austro-Tedesche.
Poi nel settembre del 1918, l’orgoglio e il coraggio ebbero il soppravvento , le nostre armate si attestarono su un grande e importante corso d’acqua, il Piave, che scorre interamente in Veneto e da il suo nome alla valle che attraversa. Attorno a questo fiume, avvennero tre battaglie durissime che decisero le sorti della guerra per l’Italia, l’ultima delle quali , quella di Vittorio Veneto vide le truppe Italiane dare il colpo di grazia agli Austriaci e dilagare oltre il Piave inseguendo il nemico in ritirata.

Da quei giorni il Piave, ebbe la denominazione di “Fiume Sacro della Patria”, che mantiene tuttora. La vittoria di allora, non fu il risultato di una serie di fortunate coincidenze, ma fu costruita attraverso il sacrificio di migliaia di soldati Italiani, provenienti da tutte le regioni d’Italia, che magari non avevano mai viaggiato, che magari erano analfabeti, che magari non sapevano neppure dove si trovavano , eppure fu grazie a loro, che alcuni termini come , sacrificio, onore, dovere, e amicizia cameratesca hanno acquisito un senso, pur in una guerra che come tutte le guerre è insensata.

Passeggiando per i numerosi Sacrari militari che costellano il Trentino e il Veneto, si comprende quante brave persone, persero il loro bene più prezioso, combattendo per la Patria, essi persero la loro vita. Semplicemente tutto qui, la loro vita per la Patria di cui si sentivano parte attiva.

(fonte: sanovanews)