"Lo stato di quiescenza ci ha rovinati": i lavoratori Ato si rivolgono al legale

Una cinquantina i dipendenti che chiedono di cambiare il loro "status"

MONREALE, 22 luglio – Trasformare il rapporto di attuale quiescenza in un rapporto di sospensione dal lavoro. Un modo per usufruire degli ammortizzatori sociali previsti dalla legge e contrastare lo stato di profonda indigenza nel quale, purtroppo, si sono venuti a trovare.

Sono poco meno di una cinquantina i dipendenti dell’ex Alto Belice Ambiente, fra quelli del bacino di Monreale e di San Giuseppe Jato, che si sono rivolti ad un legale per venire fuori da una situazione di impasse, a causa della quale, oltre a non poter prestare la loro opera e quindi venire retribuiti, si sono visti privare di quei sostegni che la legge mette a disposizione dei lavoratori che vengono licenziati. Con le terribili conseguenze per il mantenimento delle rispettive famiglie che è facile immaginare.

Adesso la strada perché lo “status” giuridico possa essere modificato è partita. A coordinare l’azione dei dipendenti Ato firmatari della richiesta di trasformazione del rapporto di lavoro è lo studio legale Francesco Pepe. L’avvocato si è rivolto al giudice delegato Raffaella Vacca, al quale ha inoltrato l’istanza. Sarà questa, pertanto, a valutare circa la fattibilità della richiesta.
“Si tratta di dipendenti - fa sapere il legale – che si trovano già inseriti nominativamente nel Piano Aro presentato dall’amministrazione Comunale di Monreale e di San Giuseppe Jato , già approvato dalla Regione. Tale inserimento dovrebbe mantenere inalterato il loro incontestabile diritto di rientrare nel Piano Aro, una volta che verranno definite le relative procedure, e quindi di rimanere all’interno del bacino alla stessa stregua di tutti gli altri lavoratori Ato della Sicilia che non hanno, come i miei assistiti, subìto il fallimento.

I firmatari della richiesta - dice ancora l’avvocato Pepe - sarebbero disposti ad accettare la risoluzione del rapporto di lavoro solo al verificarsi dell’imprescindibile condizione che venga loro garantito, con assoluta certezza, il loro diritto di rientrare nel Piano Aro e quindi venga loro garantito il diritto di rimanere all’interno del bacino alla stregua di tutti gli altri lavoratori Ato della Sicilia”.