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Piana degli Albanesi, l’eparca Gallaro risponde alle critiche: “Alcuni papas hanno strumentalizzato i fedeli”

“Lo fanno per non muoversi dai loro luoghi dopo i trasferimenti”

PIANA DEGLI ALBANESI, 20 ottobre – Da mesi bersaglio di contestazioni, il vescovo Giorgio Demetrio Gallaro ha voluto replicare alle accuse, “nella speranza – ci dice – di fare chiarezza su una vicenda alimentata dal malcontento di alcuni papàs”.

Lo scorso 8 ottobre un centinaio di fedeli, che temono la “latinizzazione” dell’Eparchia di rito bizantino, aveva manifestato sotto la sede episcopale. L’indice era puntato contro i pontificali in italiano, la modifica di alcune parti del rito e l’assenza di confronto. I malumori avevano avuto inizio ad agosto, dopo la decisione del vescovo di traferire alcuni preti all’interno dell’Eparchia di Piana degli Albanesi che comprende anche Contessa Entellina, Mezzojuso, Palazzo Adriano e Santa Cristina Gela. E ingloba la cattedrale palermitana di San Nicolò dei Greci alla Martorana.

“La causa di tutte queste proteste – ci dice monsignor Gallaro – è in quei sacerdoti, che per non muoversi dai loro luoghi, hanno strumentalizzato dei fedeli in buona fede per esasperarli in nome di un pretesa identità orientale. Peccato – fa notare l’eparca – che siano gli stessi preti che da anni hanno introdotto pratiche devozionali di un latinismo che neppure i latini accettano”.

Il riferimento è all’introduzione del festeggiamenti per Padre Pio e vari pellegrinaggi. L’eparca venuto dagli Stati Uniti, ma originario di Pozzallo, spiega cosa ha reso necessari i trasferimenti: “Non è pensabile che i parroci rimangano tutta la vita nella stessa parrocchia. Al mio arrivo ho radunato tutto il clero chiedendo un po’ di tempo per conoscere e poi decidere su alcuni spostamenti necessari”.

Il 17 agosto viene pubblicato il documento sui trasferimenti del clero ed hanno inizio i malumori, soprattutto sul web, dove sono attivi un blog ed un gruppo Facebook. L’indice è puntato soprattutto contro la decisione di “sguarnire Piana degli Albanesi del clero greco”. Ma all’origine del nuovo piano della diocesi ci sarebbero, a detta del vescovo, soprattutto esigenze di “trasparenza e chiarezza nella gestione economica”. “La nostra è un’Eparchia ricca – ci dice - dove si è sperperato denaro a causa di una gestione confusa e alla quale abbiamo voluto mettere fine”. Dalla Cei arrivano ogni anno 200 mila euro grazie all’8xmille, a cui si aggiungono i finora non ben quantificati proventi delle parrocchie.

A chi lo accusa poi di “latinizzare Piana” monsignor Gallaro risponde che “l’identità dell’Eparchia è composita (ne fanno parte anche fedeli di rito latino ndr) ed il vescovo ha la piena autorità di usare indifferentemente i due riti, così come recita la bolla di papa Giovanni XXIII. Sono per il rispetto della tradizione, ma bisogna adattarsi al presente. In tal senso ho trovato in alcuni ambienti una sorta di chiusura etnica ed, in tema di catechismo, una certa carenza documentale di materiale in lingua italiana, nonostante le indicazioni date dal Sinodo del 2010”. Di qui la scelta di tradurre il catechismo delle chiese orientali. “E’ utile ricordare – aggiunge Gallaro – che l’uso dell’italiano nella letture dell’epistole del Vangelo era stato introdotto a Piana prima del mio arrivo e non c’è in atto nessuna riforma liturgica. La traduzione di alcune preghiere dall’albanese risponde all’esigenza di farsi comprendere dalle migliaia di persone che partecipano ai nostri riti della Settimana Santa”.

(fonte e foto: vallejatonews.it)