Quando il sordo non vuol sentire…

MONREALE, 1 aprile – “Quannu u sceccu un voli viviri, ammatula friscari”. Un proverbio siciliano, che in italiano trova il suo omologo nel detto: “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Ed i proverbi, si sa, raramente sbagliano.

Dover tornare su un argomento, ampiamente verificato, confermato e scritto (in italiano, non con caratteri geroglifici, né cirillici) lo ritengo assai stucchevole e di infimo interesse per i lettori, sapendo, quindi, di contravvenire all’unico fine che muove l’azione di Monreale News: quello di informarli ed anche di interessarli. Tuttavia, sono costretto, per esigenze di chiarezza, a ripercorre una strada, che ritenevo esaurita.

Le indiscrezioni che ho riportato nell’articolo di domenica scorsa, lungi dall’essere mero gossip, come si vorrebbe far credere, sono il frutto di una puntuale ed accurata verifica, così come regola deontologica vuole, senza il del tutto superfluo ausilio di chi, con tutto il rispetto, ha veramente poco da insegnarmi.

La possibilità (sottolineo possibilità, nessuno ha parlato di accordo già sancito, ma solo di ragionamenti avviati, eccome se erano avviati) che a Massimiliano Lo Biondo fosse stata proposta una poltrona da assessore, se non addirittura da vicesindaco, a fronte di una sua candidatura, è stata (a lungo) oggetto di discussioni che hanno coinvolto anche i livelli provinciali del Partito Democratico. Lo dico, lo confermo e lo sottoscrivo. Ma lo hanno confermato anche personaggi ben più addentro alla questione rispetto a chi scrive.

Tutto ciò, infatti, non solo è stato anticipato da Monreale News come “rumours” (Rumor, ci si consenta la battuta, era Mariano, ex presidente del Consiglio), ma è stato poi confermato con dichiarazioni rese dal segretario provinciale del Pd, Carmelo Miceli e da quello cittadino, Toti Zuccaro. Che, peraltro, non sono state smentite dagli interessati.

Poiché queste affermazioni e questi concetti erano agevolmente intellegibili e poiché saranno stati certamente letti con attenzione, chi li elide o li bypassa, è di tutta evidenza che non lo fa per imperizia, ma, molto più probabilmente, per malafede.

A parti invertite, se cioè qualche altra testata le avesse pubblicate, anziché affrettarmi a smentire ciò che non aveva ragione di essere smentito, mi sarei congratulato, direttamente o idealmente, con l’autore del “colpo” giornalistico. Altro che “scivolone giornalistico e di stile”…

Confesso, poi, che proverei grande imbarazzo se pensassi di spiegare come si effettua un bonifico ad un impiegato di banca o come articolare un’arringa ad un penalista. Mi ha sinceramente sorpreso quindi, apprendere di dover verificare una notizia prima di pubblicarla, da chi, beato lui, ha molti meno anni del sottoscritto e, non ce ne voglia nessuno, anche esperienza professionale. D’accordo, come mi insegnavano da piccolo, che “si impara fino alla bara”, ma l’abc delle regole deontologiche ritengo di conoscerlo. Oserei dire, mi si scusi la presunzione, anche di poterlo insegnare a tanti.

L’invito, pertanto, che mi è stato poco simpaticamente formulato, lo rispedisco al mittente, come vuole una regola del Monopoli, “senza passare dal via”.

Adesso sì che la vicenda posso considerarla conclusa. Eviterò di “sbottare” in futuro e le prossime lezioni deontologiche le accetterò soltanto da chi ha realmente titolo o professionalità per impartirmele. Così come ho sempre fatto. Le altre, con tutto il rispetto, come si dice in burocratese, saranno “archiviate per le vie brevi”.