Il giorno dei morti

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Di Maurizio De Giovanni

Il commissario Ricciardi ha il dono (o la disgrazia) di sentire il dolore dei morti di morte violenta e di ascoltarne le ultime parole. A Napoli viene trovato morto su un gradino un bambino orfano, poverissimo e senza parenti.

La città (o, meglio, la parte ricca, fascista e serva del regime) si prepara all’imminente visita ufficiale del Duce e gli alti gradi della polizia vogliono concludere subito le indagini, affinché il personale possa dedicarsi all’organizzazione minuziosa dell’evento.

Ma Ricciardi non se la sente di bollare come “morte naturale” la fine improvvisa di un bambino indifeso e solo al mondo. L’indagine prende avvio dal cane, unico amico del bambino, che non lo lascia e che istintivamente segue Ricciardi, sentendolo amico.

La ricerca del colpevole, come al solito, pretesto per narrare una Napoli incomparabilmente ricca di umanità e di cultura, ci conduce nel mondo dell’infanzia abbandonata, dei preti ottusi che ignorano i problemi dei bambini e pensano di essere creditori nei confronti dell’umanità solo perché danno un tetto ai bambini ultimi della terra, anche se questo tetto è vergognosamente immondo; ci fa conoscere personaggi immorali che col pretesto di fare del bene, lo fanno solo a se stessi, mantenendo il bambino in condizioni di disumana miseria.

Entriamo anche nei giochi dell’infanzia abbandonata, che, avendo subito dalla vita la peggiore delle violenze, reinventa gerarchie di potere, ricostruisce situazioni crudeli e ride, perché è stata plasmata alla vendetta, delle sofferenze fisiche inflitte a cani e gatti randagi. Un’infanzia corrotta irrimediabilmente nell’anima dalla crudeltà umana che l’ha forgiata.

Ma tutto questo è stemperato abilmente dalla narrazione magistrale che contiene pagine splendide, come quelle dedicate alle domeniche di pioggia viste dai diversi punti di vista dei protagonisti. Infine, l’incontro dell’Autore col dottor Modo, originalissima postfazione, ci appare come l’intento dell’Autore di riequilibrare la passionalità di Ricciardi, il suo vivere in prima persona le sofferenze e le ingiustizie subite dagli “ultimi”, con la razionalità, il senso della misura, l’umanità del dottor Modo (nome, forse, non casuale) che l’Autore, più che ammirare, sembra invidiare.

Rosa La Rosa

Il giorno dei morti
di Maurizio De Giovanni

Editore: Einaudi