La figlia del podestà

la figlia del podesta

Di Andrea Vitali

Di nuovo a Bellano, cioè a casa nostra, per godere degli episodi, delle chiacchiere, delle illusioni, dei raggiri di un’Italia neghittosa e innocente, furbetta, ma bambina, sbirciata attraverso le vicissitudini di una comunità piccola, variegata e intrigante, resa irresistibile dalla penna dell’Autore.

In piena era fascista, la titolare della merceria del paese riceve la visita di una cliente inattesa, che vuole comprare un articolo inusitato: la giovane figlia del podestà, Renata Meccia, fino a ieri una bambina, chiede un paio di mutandine di cotone, rifinite di pizzo.

Ce n’è d’avanzo per mettere in fibrillazione la fantasia (assai scarsa!) della titolare dell’esercizio e far scattare il suo “senso di responsabilità” (in realtà, morbosa curiosità e acidissima invidia!) nei confronti della famiglia più in vista del paese: si tratta pur sempre della figlia del podestà.

Così la titolare lo riferisce al prevosto, chiudendo anzitempo il negozio; il prevosto ha fretta, ma la ascolta suo malgrado quando gli si dice che la cosa riguarda la famiglia del podestà di cui è buon amico. Dal prevosto la notizia va alla madre della ragazza, che cerca di sensibilizzare, senza allarmarlo, il padre, il podestà, appunto.

Occorre sondare prudentemente il terreno: Renata ha qualche grillo per la testa? Di che o di chi si tratta? Da qui scatta la vicenda che porta a indagare sul vissuto del podestà e sul suo passato. C’è anche una vecchia zia malata, insospettabile e tutta pepe che si dimostrerà vera artefice della vicenda. Le sue furbizie sono degne del “Barbiere di Siviglia”.

La vicenda è di necessità intrecciata con le vicende di livello cittadino: Bellano potrebbe diventare la base per una linea di idrovolanti che collegherà Bellano, Como e Lugano. Occasione ghiottissima per dare lustro e prestigio al podestà e far schiattare d’invidia le amministrazioni dei paesi vicini, rivieraschi e non. Affinché ciò accada, si rende necessario un collaudo.

Tutte premesse per uno snodarsi di vicende esilaranti, concatenate e narrate con un ritmo incalzante che ci rende partecipi e curiosi fino all’epilogo. Vengono fuori tutti i difetti pubblici e privati della nostra Italia di provincia, con i suoi grandi sogni e le sue inerzie, frutto di pigrizia, inettitudine, presunzione, superficialità e manie di grandezza.

Si gode, soprattutto, della sapienza narrativa di un Autore che ci conosce bene e che, senza condannare né giudicare nessuno, ci inchioda ai nostri difetti che accompagnano la nostra storia “minore”, generazione dopo generazione, facendoci anche fare quattro sane risate.

Rosa La Rosa

La figlia del podestà
di Andrea Vitali

Editore: Garzanti