Medea - Voci

Medea

di Christa Wolf

Per capire l’animo umano, o, meglio, il funzionamento del nostro cervello, un ottimo espediente è rileggere gli antichi miti. Essi ci narrano di personaggi ed eventi che attraverso la cortina fumosa del tempo e dell’oblio, rappresentano una possibile visione di noi e del nostro passato. Medea era la figlia del re di un paese del Caucaso, affacciato sul Mar Nero: la Colchide (attuale Georgia). In quel luogo era diretto Giasone, poiché lì si trovava il Vello d’Oro, che gli Argonauti dovevano portare in patria.

Medea è una donna colta, sapiente, conosce i segreti del mondo della natura, si innamora di Giasone, lo aiuta a conquistare il Vello d’Oro e fugge con lui alla volta di Corinto. Medea è certa dell’amore di Giasone, ma come tutti i migranti non sa cosa l’attende. Non sa che in una terra sconosciuta tutte le certezze e tutta la sapienza dovranno essere piegate alla volontà e alle leggi del potere dominante.

Lei è una donna libera in un mondo di uomini; la vogliono obbligare a cambiare, a rinunciare a se stessa, a dimenticare la sua educazione e la sua sapienza per chiudersi in un gineceo senza avere mai più la libertà di muoversi o peggio ancora la libertà della parola. Se non si sottometterà a queste condizioni, la pena è il discredito, la persecuzione.

Si creerà ad arte, intorno a lei, un muro si ostilità, che si trasformerà in odio, e che sfocerà nella violenza più cieca e bruta dell’essere umano nei confronti di un altro più debole. Del resto, sappiamo bene che una delle paure che governano il mondo è quella nei confronti dello straniero, del diverso da noi, soprattutto se ci accorgiamo che potrebbe, anche solo con la sua esistenza, mettere in discussione o modificare la calda e accogliente nicchia della nostra vita. Medea è una donna forte, diversa, viene da un paese lontano, i suoi capelli, la sua pelle, il suo profumo, gli abiti sono diversi, ma soprattutto il suo comportamento è diverso.

I Corinzi non possono correre il rischio che lei possa influenzare le altre donne, e, cosa ancora più grave, non possono permettere che le sue parole e azioni possano ribaltare il sistema politico al potere. Euripide, il grande drammaturgo, consegna all’umanità una Medea altamente tragica, una Medea che è solo preda delle sue passioni, tali da farla agire contro natura: la madre che uccide i propri figli. Lei è la personificazione dell’irrazionalità, della violenza, in antitesi con l’ordinata, sicura e convenzionale società greca.

Ma la verità di Euripide non è forse un po’ troppo “comoda”? L’Autrice, notissima scrittrice contemporanea tedesca, dà un’interpretazione personale della vicenda, una possibile verità, sopita, nascosta, inconscia, e ci fa rileggere il mito attraverso una luce purtroppo ancora attuale. Medea ha il solo torto di restare se stessa, non si adatta al nuovo mondo nel quale Giasone l’ha condotta, è una donna che in quella società non sa stare al posto assegnatole; scoprirà orribili misfatti da tempo occultati per permettere l’ascesa al potere del re in carica e per questo motivo contro di lei si abbatterà la persecuzione delle parole: “Strega!!!!Infanticida!!!!” Alle quali seguirà quella dei fatti fino al capovolgimento della verità, tramite la costruzione di un’altra verità così atroce da farle meritare solo la morte.

Funziona così l’istinto conservatore: chi non sta “al suo posto” , chi non si allinea prima viene screditato, poi perseguitato, poi eliminato. Così, noi “Corinzi” siamo salvi: lei era la straniera, la selvaggia, la sola colpevole, colei che è stata la causa di tutti i mali. Distruggiamo anche il suo ricordo facciamo in modo che il suo nome sia sinonimo di turpitudine, giustifichiamo la nostra condanna capitale, mondiamoci la coscienza attraverso l’oblio e continuiamo a vivere nella nostra sicurezza indisturbati.

 

Medea - Voci
di Christa Wolf

Editore: E/O