Settant’anni della Repubblica e… dimostrarli tutti

fumetto di Totò Caltagirone

70 anni e…dimostrarli tutti. Vero è che non si chiede mai ad una signora l’età, ma è pur vero che certi difetti non li puoi nascondere, le rughe parlano chiaro e mettono in mostra tutti i difetti e le crepe del tempo.

Un’Italia che, come tutte le signore di una certa età, ha poca voglia di festeggiare, di ricordarsi del proprio compleanno. Una signora che nel tempo ha accumulato vizi, malcostumi e a volte anche immoralità distinguendosi, per questo, da tutte le altre signore d’Europa che intanto si rifacevano il trucco, si vestivano elegantemente e potevano così riunirsi nei "salotti buoni" dell’Europa che conta. E lei, veniva e viene accolta sì, ma con distacco, quasi con disprezzo solo perché ammantata della sua antica storia, come una nobildonna che ha i titoli ma che ha perso nel tempo, forse meglio dilapidato, tutto il proprio patrimonio. E oggi? Non una bandiera ad adornare un balcone, nessun senso di appartenenza, nessun italiano, che esca dal cassetto, ben riposto, il vessillo della propria patria e lo esponga con l’orgoglio di farne parte. Niente di niente.

Una storia triste, quella di un’Italia che, invecchiando, oggi festeggia questa ricorrenza, come un fatto soltanto dovuto, ammettiamolo, un’Italia piena di contraddizioni, perennemente spaccata, ben che vada in due, mai unita, che lascia lo spazio solo alla triste riflessione.
Ed è proprio la riflessione che ci resta per capire cosa fare per invertire la rotta. Cosa fare per dare un futuro alle nuove generazioni. Quali certezze ha il dovere questa Italia di consegnare ai propri figli. Non vorrei mai pensare che la vecchiaia diventi impotente di fronte alla speranza, vorrei immaginare un’Italia attiva, padrona del proprio destino e non succube, un’Italia che si sveglia ogni mattina per andare orgogliosamente a lavorare, che si alza con fiducia per andare a cercare un lavoro, un’Italia che è sicura e non ha paura, che ha fiducia nelle Istituzioni perche queste lavorano seriamente per ripagarla, un’Italia che faccia passi da gigante e riduca la distanza nei confronti dell’Europa e del mondo.

Un’Italia, in fondo normale, in cui semplicemente credere, magari migliore di quella che ci ritroviamo oggi, distrattamente seduti, forse un po’ distanti, al tavolo della festa.