Scuola: venti insegnanti monrealesi della primaria con la valigia: destinazione nord Italia

Sono quelle della primaria, costrette a emigrare per mantenere il posto di lavoro

MONREALE, 30 luglio – Sono circa una ventina le insegnanti monrealesi di scuola primaria che da quest’anno scolastico saranno costrette ad emigrare al nord se vorranno conservare il loro posto di lavoro ottenuto un anno fa.

Proprio un anno fa, come è noto, era avvenuta l’immissione in ruolo, suddivisa in quattro fasi, che aveva visto “l’emigrazione” verso altre regioni d’Italia di numerose insegnanti siciliane. Allora, però, diverse di loro avevano ottenuto l’assegnazione di una sede provvisoria nella provincia di Palermo, potendo rimandare, pertanto, il viaggio verso il nord.
Quest’anno, invece, questo “escamotage” non sarà più possibile, col risultato, come detto, che tantissime insegnanti siciliane dovranno fare i conti con l’assegnazione definitiva che coincide con uno spostamento di diverse centinaia di chilometri, soprattutto verso il nord Italia, dove maggiore è la disponibilità di cattedre.
Rimandato di soli dodici mesi, quindi, arriva un momento molto difficile per tante insegnanti, comprese diverse provenienti da Monreale, che adesso dovranno dire addio, o magari semplicemente un arrivederci al Pantocratore, per dirigersi verso altre latitudini. Nei prossimi giorni il numero delle insegnanti è destinato ad aumentare notevolmente, quando la stessa procedura di assegnaizone delle sedi definitive avverrà per quel che riguarda la scuola media e quella superiore. A fonte di questa situazione, però, un numero, peraltro esiguo, di insegnanti, anche monrealesi, avrà la possibilità di rientrare definitivamente a casa, dopo un lungo preregrinare in altre regioni d'Italia.
La storia lavorativa di tante di loro era iniziata nella scorsa estate, quando avevano preso il via le immissioni in ruolo grazie alla 107, quella della cosiddetta “Buona Scuola”, voluta dal governo Renzi.
La stessa legge, tra i suoi obiettivi, aveva quello di riparare ad un “torto” storico che era quello aver mantenuto in un lungo precariato, durato diversi anni, tanti insegnanti, nonostante un chiaro pronunciamento della Commissione Europea che invitava senza esitazioni i governi comunitari ad superare questa situazione di impasse.