Non c’era la firma del sindaco, il progetto non va pagato

Il tribunale dà ragione al Comune e condanna due ingegneri per la mancata realizzazione della scuola di Grisì

MONREALE, 31 marzo – L’incarico fu conferito, il progetto fu redatto, ma l’opera non venne mai realizzata. Progettisti da pagare comunque? No, se sul disciplinare di incarico mancava la firma di uno dei due contraenti: in questo caso il comune di Monreale.

Una vicenda singolare, ma destinata a fare certamente giurisprudenza, che si è consumata nelle aule del tribunale di Palermo, fra due professionisti, a suo tempo incaricati di redigere un progetto e, appunto, il comune normanno, che voleva realizzare un’opera pubblica, salvo poi rinunciarvi.
La storia è quella della costruzione, anzi mancata tale, della scuola dell’obbligo della frazione di Grisì nell’area della cosiddetta ex baraccopoli, che il comune di Monreale voleva realizzare nell’ormai lontano 2004, quando alla guida dell’amministrazione comunale c’era Salvino Caputo.
Per la progettazione di quell’opera fu conferito l’incarico a due stimati professionisti: gli ingegneri Casimiro Maniaci e Francesco Candela, noti ed apprezzati nel panorama ingegneristico locale. Poi, però, per una serie di ragioni, il comune decise di non procedere più alla realizzazione dell’opera, con conseguente revoca dell’incarico progettuale, non notificando, però, ai due professionisti tale revoca, tanto che gli stessi nel 2012 consegnarono il loro elaborato, reclamando (giustamente) il loro compenso, per una somma di circa 90 mila euro. Per il comune, in pratica, si sarebbe trattato di pagare una lauta parcella per un’opera mai realizzata.

La vicenda processuale che ne è seguita, dopo il decreto ingiuntivo presentato dai due ingegneri (l’ultima tappa ieri con il pronunciamento in appello della 2ª sezione civile del tribunale di Palermo, presieduta da Giuseppe Lupo), è stata del tutto favorevole al Comune, rappresentato in giudizio dall’avvocato Mimmo Rizzuto (nella foto).
Il legale ha eccepito (e il tribunale gli ha dato ragione) che il disciplinare di incarico recava la firma di accettazione dei due professionisti, ma non quella del sindaco “pro tempore”, legale rappresentante dell’ente. In pratica, quel disciplinare era da ritenersi una “mera bozza”, non quello definitivo e necessitava di “idoneo atto contrattuale” successivo. I due professionisti, in giudizio sono stati pure condannati al pagamento delle spese legali, che ammontano a circa settemila euro.

“Esprimo la mia soddisfazione per il risultato conseguito – afferma l’avvocato Rizzuto – e ciò non solo perché esso apporta un beneficio per le casse dell’ente per circa 90 mila euro, ma anche perché costituisce per me un doveroso tributo alla fiducia che le amministrazioni che si sono succedute nel tempo hanno riposto nei confronti delle mie opere professionali ed in questo caso all’amministrazione allora guidata dal collega e amico Piero Capizzi.
Il risultato ottenuto è in termini economici di gran lunga inferiore rispetto ad alle altre pure esse favorevoli vicende giudiziarie (prima fra tutte quella nei confronti dell’Amat rispetto alla quale il comune di Monreale è in una posizione creditoria di circa 1,5 milioni di euro ) Esso è però altrettanto importante – dice ancora il legale – in quanto afferma principi che costituiscono precedenti significativi da fare valere in eventuali altre vicende giudiziarie e nel caso che ci occupa esprime la necessità che il rapporto con la pubblica amministrazione si svolga in modo corretto e lineare e ciò nel superiore interesse della buona amministrazione della cosa pubblica e quindi della collettività”.