Amarcord: la galleria “Priapo”, dove l’arte era di casa

All’apertura del centro di via Ritiro presenziò pure Leonardo Sciascia

MONREALE, 4 giugno – Il centro si chiamava “Priapo”, dal Dio greco della fecondità della natura e nella presentazione a cura di Francesco Carbone che ne spiegava gli intenti e le finalità, si leggeva: “un nome emblematico e accattivante, malizioso e pieno di immaginosa fecondità, di fantasiosa fertilità, come nella mitologia o come del resto è richiesto nell’elaborazione del prodotto artistico e alla sua diffusione mirata all’arricchimento dei saperi e della conoscenza”.

Ubicata nel centro storico normanno, la galleria “Priapo” si presentava al numeroso pubblico accorso per l’inaugurazione, come un luogo accogliente e raffinato, l’applicazione di frammenti di antiche mattonelle, dai colori vivaci, sulle pareti d’ingresso ne adornavano l’ambiente, oltre al restaurato portone e alle caratteristiche trave in legno del tetto, ad opera degli stessi fondatori, davano al luogo un tocco di raffinata originalità.
L’esordio avvenne il 28 maggio 1988, nella caratteristica via Ritiro al civico 15, con una mostra collettiva delle opere dei soci fondatori: Domenica Aglialoro, Nicoletta Cipriani, Ester Cremona, Marco Incardona, il monrealese Giuseppe Marchese, Maria Pia Matraxia e Rosario Tornese - tutti giovani artisti che avevano frequentato l’Accademia di Belle Arti di Palermo - alla presenza dell’illustre letterato Leonardo Sciascia a incoraggiarne l’iniziativa.
Tra i soci e sostenitori dell’associazione culturale Priapo, c’erano, oltre allo scrivente, impegnato in quegl’anni nella realizzazione di opere musive, anche il fumettista e ceramista Giacomo Sciortino.
Poco più di due anni d’intensa attività di alto respiro artistico, con la collaborazione dell’instancabile Francesco Carbone, autore di numerose recensioni di artisti che hanno esposto nella galleria e animatore culturale che, fungeva da guida per tutti i giovani artisti del tempo che si affacciavano al complicato mondo dell’arte.
Priapo è stato un luogo d’arte polivalente, un centro propulsore di iniziative che, spaziava dalla pittura alla scultura, dalla grafica alla fotografia, ma anche musica, teatro e audiovisivi. Provvista di un piccolo laboratorio per l’incisione, divenne un punto di riferimento per gli artisti che fuori dai circuiti classici delle gallerie d’arte avevano la possibilità di esporre le proprie opere.
Una presenza alternativa in un tessuto territoriale ricco d’arte e come affermava sempre Francesco Carbone: “Priapo intende essere, anche un laboratorio d’arte, ma nell’eccezione meno circostanziata del termine, nel senso che un laboratorio d’arte modernamente concepito, è innanzitutto il luogo dell’elaborazione dei processi, sia teorici che operativi, offerti ai confronti e alle verifiche della ricerca culturale più attenta e conseguente”.
Le inaugurazioni furono caratterizzate da rinfreschi a base di pane di frumento, olive e formaggi, accompagnati da un buon bicchiere di vino rosso.
I concerti di musica si svolgevano nella prospiciente stradina che diventava palcoscenico di suggestive esibizioni.
Tra le iniziative più significative, ricordiamo l’esibizione del violinista fiorentino Augusto Vismara, l’incontro con il musicologo-filosofo Heinz Klaus Metzger allievo di Adorno, le mostre personali di Incardona, Marchese e degli altri soci fondatori, inoltre, Lotà, Console, Galioto e degli scultori Filippo Schimeca e Giuseppe Sciortino recensiti e apprezzati dai critici d’arte più attenti.
Priapo è stato un centro d’incontro e di esperienze artistiche molto apprezzate, ponendosi a baluardo contro la diffusa omologazione e genericità dei centri d’arte e dei circuiti espositivi pubblici e privati, la cui presenza a Monreale ha rappresentato un luogo di elaborazione di idee e di linguaggi espressivi che hanno avuto il merito di aver superato, appunto, tali limiti e di aver dato un impulso di grande valore culturale.