Arriva il dissesto, ecco quello che succederà

Il primo passo toccherà al Consiglio comunale, poi arriveranno i commissari

MONREALE, 19 ottobre – Probabilmente si dovranno aspettare le motivazioni del rigetto. Conoscere, cioè, nel dettaglio, benchè queste incidano praticamente nulla, il perché la Corte dei Conti abbia detto di no alla prosecuzione dell’attuazione del piano di riequilibrio, che, con tanta fatica, zoppicando e, per la verità, con più di un punto interrogativo, il Comune stava portando avanti. Dopo di che comincerà la fase operativa del dissesto finanziario con tutte le conseguenze contabili, ma anche politiche che derivano da un provvedimento di questo tipo.

Si comincerà, verosimilmente, con la declaratoria di dissesto che toccherà al Consiglio comunale. L’assemblea cittadina, in sostanza, prendendo atto del pronunciamento di ieri della magistratura contabile, dovrà abbassare la saracinesca sui conti del passato e consegnare tutto il contenuto di questi ai commissari, il cui compito sarà quello di presentare un bilancio riequilibrato. Ma anche questa non sarà un’operazione semplice. Anzi, appare probabile che il lavoro commissariale abbia durata almeno pari a quella di quest’ultimo scorcio di consiliatura e che, quindi, nella migliore delle ipotesi, l’ombra del commissario si potrà allontanare da Monreale solo in presenza del nuovo sindaco, che, come è noto, in assenza di fatti nuovi, entrerà in Sala Rossa nel giugno del 2019. La gestione ordinaria, invece, rimane in capo alla presente amministrazione che la condurrà sulla base del bilancio di previsione, già approvato dal Consiglio comunale lo scorso 21 aprile.

Parallelamente, però, si apriranno nuovi scenari. Intanto quello dell’individuazione delle responsabilità. Perché è fin troppo evidente che se il Comune aveva presentato un piano di riequilibrio da 32 milioni di euro (adesso, fortunatamente, sono molti meno), è segno che qualcuno questi debiti li avrà pur contratti. Sarà conseguenziale, pertanto, attribuire responsabilità politiche se non, addirittura, contabili (anche se quest’ultima è un’ipotesi che appare assai remota). Non è da escludere che possa essere compito di tutti i soggetti preposti, però, infliggere eventuali provvedimenti di “incandidabilità” per un periodo di tempo di dieci anni, così come vuole la legge, ma prima di arrivare a questo, passerà tanto tempo.

A giocare una partita importante sul fronte della ricerca delle responsabilità - è sotto gli occhi di tutti - sarà la questione Ato. Pure i bambini sanno che ad aver inferto il colpo più duro alle finanze del Comune per diversi anni è stata la gestione della società d’ambito, i cui costi sono lievitati a dismisura, fino a quando (era il dicembre 2014) il sistema è esploso e l’Ato è fallito.
E proprio su questo campo resta aperta la disputa più importante, considerato che l’attuale amministrazione (ma l’aveva fatto, per amor di verità, anche quella precedente) con un’azione paziente ha concluso diverse transazioni, cancellando dal libro dei debiti numerosi creditori. Con l’Ato, invece, come detto, la partita resta ancora aperta: il Comune sembra orientato a riconoscere un disavanzo di circa 3-4 milioni di euro, contro i 19 inizialmente chiesti dalla curatela fallimentare della “Alto Belice Ambiente spa”.

Per i cittadini, invece, così come abbiamo scritto in precedenza, non cambierà nulla: nessun pericolo di veder aumentare i tributi comunali, dal momento che erano già al massimo consentito dalla legge. Nulla cambierà per gli impiegati del Comune (non essendoci esuberi), né per l’eventuale stabilizzazione di altri precari, le cui procedure potranno continuare ad essere intraprese.
Due cose, infine, sarebbe bello evitare: assistere alla probabile prassi dello scaricabarile e vedere brandire il dissesto come una clava nel corso della campagna elettorale delle prossime amministrative. La speranza, però, probabilmente resterà solo tale e lo spettacolo sarà quello annunciato.