Omaggio a Milan Kundera ed all’insostenibile leggerezza dell’essere

Il grande scrittore ceco ad aprile compirà novant’anni

Ehi ma dove vai, figlio di Boemia? Ad aprile scoccheranno i tuoi primi novant’anni! Fumi ancora le tue 70 sigarette quotidiane? Suoni ancora il tuo vecchio scordato pianoforte verticale? Scrivi ancora poesie e a chi le dedichi? Sei ancora ancorato al surrealismo? Che fine hanno fatto i tuoi corsi sulle Letterature Comparate? Sei ancora un vecchio comunista? Di tanto in tanto, pensi con gratitudine al compagno socialista Mitterrand che ti concesse con stima ed amore, la cittadinanza francese nel 1981?

“Lo Scherzo” il tuo primo romanzo del 1967 anticipò la “Primavera di Praga” ed hai stravinto il mitico premio dell’Unione Scrittori Cechi, anche se tu non sei mai stato un ipovedente. Nel 1978 hai vinto anche il Premio Mondello nella mitica spiaggia di Palermo, una magra consolazione rispetto al Gran Premio di letteratura dell’Accademia francese del 2001. Dimmi, di grazia, non ti stanchi mai? Hai pubblicato quasi 60 libri in Italia, distribuiti dalla casa editrice Adelphi e tutt’ora in vendita online. Nei tuoi primi racconti “Amori Ridicoli” avverto le stesse vibrazioni delle mie favole e racconti d’autore: la tua è stata un’ironia catartica associata all’utopia ed al paradosso. Nel tuo saggio-romanzo “L’immortalità” ritrovo l’ibrido, la sfida, la voglia matta di mescolare, da parte mia, romanzo e poesia e da parte tua, il paradossale tentativo di coniugare la forma del saggio con il romanzo. In ogni caso, il tuo libro più famoso nel tempo che verrà, è stato e resta “L’insostenibile leggerezza dell’essere” una mirabile, futurista e sublime fusion di autobiografia ed intrecci sentimentali, fuori dalle righe di tutti i romanzi tematici scritti ad hoc.

Carissimo maestro Milan, io amo pazzamente l’Illuminismo, il mio maestro Leonardo Sciascia, Voltaire e Proust, ma sono incazzato con Nietzsche ed il nichilismo fondamentalista che non rappresenta più un ritorno dell’uguale, ma l’appiattimento assoluto della Tecnologia, dell’Antropologia, della Scienza della Cultura e dell’etica dei valori fondanti i veri valori della fratellanza, dell’amore universale, della libertà, dell’uguaglianza e della pari dignità tra tutte le creature del pianeta terra. Zarathustra, che incazzatissimo morde il serpente simbolo della nostra esistenza ciclica, concetto caro ai greci, non risolve la questione complessa legata alla visione moderna rettilinea della nostra vita; il tuo qui e ora, l’adesso, non possono essere l’imperativo categorico, dionisiaco dell’essere umano. Ci sarà sempre il “Tempo Mafioso” che ci strapperà sempre il qui, l’ora, l’adesso. Per spezzare le catene del tempo, ci restano gli universi paralleli ed il cyber spazio. Questa è la scommessa del futuro, vecchio mio maestro Kundera!
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO