Portella della Ginestra: la verità nelle carte non consultabili

A lanciare il grido d’allarme è l’associazione “Portella della Ginestra”

PIANA DEGLI ALBANESI, 14 marzo – “La verità storica sulla strage di Portella della Ginestra stenta ad essere pienamente svelata per una vera e propria negligenza delle istituzioni dello Stato”. A lanciare il grido d’allarme è l’associazione “Portella della Ginestra”, che raggruppa i familiari delle vittime ed i sopravvissuti della strage del 1° maggio 1947.

Da tempo i soci, ed in particolare lo storico Francesco Petrotta, tentano di ricostruire un puzzle con tessere mancanti. Alcune di queste potrebbero trovarsi nel fondo “Ispettorato generale di Pubblica sicurezza in Sicilia”, custodito dall’Archivio di Stato di Palermo. Ma le carte non sono consultabili. “In queste settimane – spiega l’associazione in una nota – abbiamo scoperto un documento che getta nuova luce sulla strage di Portella della Ginestra e sul ruolo di Salvatore Giuliano e della sua banda nelle tragiche e torbide vicende del dopoguerra.
Si tratta di un documento che destituisce di fondamento la tesi storica secondo la quale Giuliano, pur riconosciuto mafioso, aveva un’autonomia operativa ed era in grado da solo, grazie alla sua forza militare, alle sue relazioni politiche e al suo fascino personale, di concepire ed organizzare una strage come quella di Portella della Ginestra”. Il fondo, che custodisce importanti carte sulla strage di Portella della Ginestra, è consultabile da tre anni. “Inspiegabilmente non lo è più per ragioni di tutela delle carte da quando abbiamo richiesto alcune copie di documenti – protesta Petrotta -. Difficile dire se siamo davanti ad una beffa o a un deliberato ostracismo”.


L’Archivio: “Fascicoli in riordino”
Dall’Archivio di Stato fanno sapere che il fondo in questione “è in riordino e pertanto non è attualmente consultabile per evitare ulteriori disordini nel fascicolo”. La funzionaria archivista, Serena Falletta, assicura: “Non abbiamo nulla contro la ricerca storica dell’associazione. Servirà solo un po’ di pazienza. C’è tutta la nostra volontà di rendere quei documenti fruibili”. Ma sui tempi non c’è finora alcuna certezza. Tra quelle carte però c’è il documento “riservato e urgente” scritto dall’Ispettore Generale di Pubblica Sicurezza, Ciro Verdiani, durante le indagini per il sequestro di Francesco Naselli. Un mese prima della strage di Bellolampo. La nota, datata 2 luglio 1949, è indirizzata alla questura di Palermo e al comando dei carabinieri.

La tesi dell’associazione Portella
All’interno Verdiani svelava che i mafiosi di Piana degli Albanesi, guidati da Ciccio Cuccia, si sarebbero avvalsi più volte di Giuliano e della sua banda per la realizzazione di crimini. Di qui la protesta dei ricercatori che seguono una precisa pista storica: “Negli ultimi anni – spiega l’associazione in una nota – sta emergendo dagli archivi, italiani e esteri, una verità storica che i sopravvissuti alla strage hanno sempre raccontato ed è quella che ad organizzare l’eccidio di Portella è stata la mafia del comprensorio di Piana degli Albanesi guidata da Ciccio Cuccia.

E che Salvatore Giuliano, mafioso “punciutu”, fu semplicemente l’esecutore di un vasto disegno criminoso concepito dal blocco agrario, composto da mafiosi, agrari e forze politiche reazionarie, per lanciare due messaggi ben precisi: il primo di vera e propria intimidazione terroristica rivolta ai contadini e alle loro organizzazioni politiche e sindacali, che lottavano per la terra e per eliminazione della mafia dalle compagne; il secondo di avvertimento «politico» al governo per indurlo a cambiare in Sicilia indirizzo economico e sociale, disapplicando il decreto Gullo-Segni sulle terre incolte, che gli agrari e dai mafiosi giudicavano spogliazione e annullamento del diritto di proprietà”.

(fonte: vallejatonews.it)