Crisi di giunta, il Pd aspetta il direttivo di mercoledì per decidere cosa fare

Capizzi tenterà di convincere i Dem a proseguire l’esperienza di governo

MONREALE, 8 gennaio – Sarà il direttivo del Partito Democratico che si terrà mercoledì sera nella Sala Millunzi del collegio di Maria a dire qualcosa in più sulla posizione che i Dem terranno nei confronti di questa ormai lunga crisi di governo cittadino.

L’organismo, eletto durante l’ultimo congresso, che, compresi i membri di diritto, consta di 43 persone, ribadirà ancora una volta la linea che il partito vorrà tenere: riavviare la sua azione di sostegno alla giunta Capizzi o contrastarla, dopo aver dato un “due di picche” al primo cittadino.
Dalla telefonata interlocutoria dei giorni scorsi tra Capizzi e il segretario Manuela Quadrante non sono emerse posizioni sostanzialmente nuove, con il Pd che ha rimarcato la sua esigenza di dare una coloritura di centrosinistra alla giunta cittadina, ribadendo con questo la volontà di estromettere dall’esecutivo il Cantiere Popolare del gruppo Zuccaro.

Capizzi, come è apparso chiaro sin dall’inizio di questa “vacatio”, cercherà di connotare la posizione dei fuoriusciti come una posizione civica, cercando, con questa linea, di convincere i democratici a proseguire sull’asse mantenuto finora.
Semmai, se questi ultimi potranno fare un passo indietro, lo faranno sulla scelta dei nomi, ma – a meno di clamorosi dietrofront difficili da spiegare – non sulla natura e sull’estrazione della prossima giunta.

In pratica il Pd potrebbe ritirare le nomine “in pectore” di Tonino Russo (indicato addirittura come vicesindaco), di Ignazio Davì e di Nadia Battaglia, per riaprire il dialogo con Capizzi. Difficilmente, però, rinuncerà al suo aut-aut nei confronti del Cantiere Popolare. A meno che in politica, così come spesso capita, non valga tutto e il contrario di tutto…
Capizzi, dal canto suo, dovrà usare il bilancino del farmacista e fare i conti algebrici per potersi presentare in Consiglio, se non con una maggioranza assoluta (non ci arriverebbe comunque, qualunque scelta faccia), ma almeno con il maggior numero possibile di consiglieri dalla sua parte. Perché, se è vero che su determinati argomenti potrebbe pagare la strategia di far votare gli atti in seconda convocazione consiliare, quando la maggioranza diventa di dieci consiglieri, sperando nel tacito venir meno dei numeri dell’opposizione, su degli altri il rischio di prendere scoppole sonore non è affatto da escludere.

Il sindaco, dopo la fuoriuscita dei suoi consiglieri Salvo Intravaia e Pippo Lo Coco (che hanno dato vita al gruppo “Liberi per Monreale”), si ritrova con sette unità su cui poter contare: (in ordine alfabetico: Barna, Cucchiara, Gelsomino, Giurintano, Gullo, Terzo e Valerio) Il Pd, dal canto suo, dispone di cinque consiglieri: Davì, Di Benedetto, Giannetto, Quadrante e Russo, con Valeria Viola, appartenente al gruppo misto, ma non distante dalle posizioni dei Dem. Uno schieramento Alternativa Civica-Pd, pertanto, presenterebbe una forza di tredici consiglieri, insufficiente per sentirsi al riparo da eventuali imboscate. E l’aritmetica non premierebbe nemmeno la scelta del sindaco di salutare il Partito Democratico, considerato che ai suoi sette, Capizzi potrebbe affiancare i quattro di Cantiere Popolare: Di Verde, Li Causi, Naimi e Vittorino. Un totale di undici scranni, pertanto, anch’esso di fragile consistenza. A meno che…. A meno che la “campagna acquisti”, mai da escludere, non rafforzi questo o quello schieramento. Lo scopriremo solo vivendo.