Mosaico-Arcidiacono: c’eravamo tanto amati, ma…

Storia di un rapporto decisivo per vincere, ma costellato da attriti

MONREALE, 14 febbraio – Certamente non è un fulmine a ciel sereno. Anzi. L’entrata in tackle del Mosaico che rimette le deleghe nelle mani del sindaco ormai se la aspettavano in molti. Tanti, forse troppi, negli ultimi tempi i punti di attrito tra i due soggetti politici in questione.

Facciamo una premessa: il Mosaico, forza di rilievo in Consiglio comunale, tanto da figurare come il gruppo più numeroso in aula, ha contribuito in maniera determinante all’elezione di Arcidiacono alle amministrative di due anni fa ed ha partecipato fin qui, in maniera fattiva alla realizzazione del suo programma, ottenendo in cambio l’assessorato allo Sport ed ai Beni Unesco, occupato da Ignazio Davì, la vicepresidenza del Consiglio comunale, appannaggio di Letizia Sardisco e la presidenza della Consulta di Villaciambra, andata ad Alessia Gambino.

Detto questo, però, pur in presenza di un proficuo rapporto sinergico, appare di tutta evidenza come la “luna di miele” sia terminata già da un pezzo. Senza andare troppo lontano, il 20 luglio scorso il gruppo fondato da Roberto Gambino aveva espresso in maniera chiara e perentoria la propria posizione in merito al cimitero di Pioppo, votato martedì scorso dal Consiglio. In quella circostanza, addirittura, il Mosaico aveva chiesto che venisse revocata la declaratoria di pubblica utilità, accordata durante l’amministrazione Capizzi, chiedendo pure che l’argomento non venisse portato in aula, “pena” l’assunzione delle conseguenziali responsabilità politiche. Come è finita lo sappiamo e lo hanno detto le cronache dei giorni scorsi pubblicate su tutti i quotidiani online monrealesi.
Anche sulla questione del “30 per cento” (siamo a settembre 2020) il Mosaico, pur non mettendosi di traverso, aveva avuto da ridire, presentando degli emendamenti in sede di discussione consiliare, che erano stati inesorabilmente impallinati, per poi astenersi al momento del voto finale.
Per non parlare della “contro-relazione” presentata al Consiglio da Il Mosaico, subito dopo quella ufficiale del sindaco (eravamo a fine dicembre) nel corso della quale il movimento, per bocca del suo capogruppo Fabrizio Lo Verso, aveva dato una sorta di tiratina d’orecchi agli alleati. “Noi abbiamo dato il nostro contributo, adesso tocca ad altri'' era stata la sintesi della relazione mosaicista che chiedeva “fatti chiari” e non “parole o promesse che ormai rischiano di perdere qualsiasi valore”.

Fin qui le dichiarazioni ufficiali: quelle rese attraverso comunicati stampa o nel corso di sedute consiliari, ma il logorio del rapporto fra il Mosaico e la compagine più vicina ad Arcidiacono passa pure attraverso delle trattative, non concluse positivamente, per mezzo delle quali gli esponenti del movimento avrebbero richiesto un secondo assessorato per “pesare” in maniera più congrua la loro rappresentanza nell’esecutivo, dopo aver preso le distanze (politiche) da Rosanna Giannetto (che per la verità in giunta stava in quota “Monreale Bene Comune”), prima di trovare riparo dalle parti di Diventerà Bellissima, magari con un occhio alle regionali del 2022. Anche questa interlocuzione, però, non ha registrato, fin qui, esito favorevole per il Mosaico ed a questo punto (fermo restando che in politica vale tutto e il contrario di tutto e che difficilmente ci si può sorprendere), le distanze sembrano essersi ulteriormente dilatate.

Ad Arcidiacono adesso toccherà il ruolo di chi deve ricucire, se vorrà proseguire a veleggiare con la stessa compagine che lo ha visto vincitore alle amministrative del 2019. In caso contrario, probabilmente applicando il principio secondo cui tutti siamo utili, ma nessuno indispensabile, avrà il compito di guardare altrove e di cambiare compagni di viaggio. Qualora ciò dovesse arrivare, sarebbe una svolta brusca nel corso del suo mandato, addirittura prima di arrivare al giro di boa. Come finirà? Volendo citare Battisti: lo scopriremo solo vivendo.