"Non solo repressione, per i giovani occorre prevenzione"

"Servono figure professionali qualificate che stiano in mezzo ai ragazzi

MONREALE, 29 novembre – "Il grave atto, compiuto in pieno pomeriggio, dimostra l'ulteriore impennata di microcriminalità in città nonostante il lavoro incessante delle forze dell'ordine". E' quanto afferma l'Onorevole Caputo sul Giornale di Sicilia di domenica 20 novembre 2011.

Certo ad un giovane intorno ai venti anni che compie tale gesto, non si può fare un “sermone”, ma ci vuole intanto un atto di repressione, con la speranza e il proposito di indicare percorsi riabilitativi in seguito. Prima di arrivare a quell’età e prima di arrivare a tale violenza, quanti passaggi! Dalla famiglia, alla scuola, alla strada: tutte varie realtà dove il ragazzo è cresciuto. Lui, insieme ad altri ragazzi segnalati ora come criminali e come pluripregiudicati, li abbiamo visti crescere, li abbiamo accolti, li abbiamo anche avviati ai servizi sociali per l’infanzia, con la speranza che si interrompesse la catena della violenza che generalmente passa di generazione in generazione in tante famiglie della sottocultura e del disagio sociale.

Se per ognuno di questi ragazzi andassimo a vedere il loro curriculum infantile e adolescenziale nella famiglia, nella scuola, forse ci renderemmo conto che solo ora sappiamo che ci sono. Ora che soltanto la repressione può fermarli…… Ma l’iter peggiorativo non è cominciato forse quando questi ragazzi sono “scappati” dalla scuola e hanno trovato il loro rifugio nei crocicchi della nostra città dove hanno imparato l’arte della delinquenza? Le forze dell’ordine invocate possono solo fare opera di repressione e ci illudiamo con questo di rassicurare anche la cittadinanza. Passando per la piazza ho visto qualche cancello di ferro a protezione della porta di un negozio. Cancelli e porte di ferro che vanno moltiplicandosi anche nelle case, con l’illusione di proteggerci dai “delinquenti”. Ma cosa facciamo per intervenire prima che meritino questo appellativo? Da sempre, noi che abbiamo visto crescere questi ragazzi, abbiamo invocato dai servizi sociali “ degli Educatori di strada”. La risposta è sempre quella che non ci son fondi. Ma un ragazzo in carcere (prima a quello minorile e poi a quello maggiorenne) costa forse di meno di un “ Educatore di strada”?

Mi risulta da varie informazioni che la spesa media per ogni detenuto è dai 200 ai 300 euro al giorno. Pu sorpassando per un momento al fatto che nel carcere, chi ha la sfortuna di arrivarvi, completa l’istruzione per la sua “carriera”, neanche torna conto dal punto di vista economico risparmiare su questa prevenzione. Non è quindi vuoto economico, ma vuoto progettuale. Quand’è che i nostri Amministratori, che progettano come eliminare la “microcriminalità”,(?!) non prendano invece in considerazione le possibilità della prevenzione anziché soltanto quella della “repressione”?. Non è più tempo di chiamare i ragazzi per aggregarli da qualche parte, in qualche progetto educativo (che poi è a breve termine). Loro si aggregano da sé. Tutti siamo testimoni che lo spazio del “Canale” nessuno lo ha loro assegnato; prima il punto di ritrovo era solo il “Baglio”, poi piano piano si popolò anche il “Canale”. In questo punto di ritrovo accade di tutto e tutti lo sanno.

Certo non sarà la presenza delle forze dell’ordine (che pure è necessaria ) a educare questi ragazzi. Ci vogliono delle figure professionali preparate, dei giovani che stiano in mezzo a loro senza alcun “distintivo” con una presenza che appare a “perdere”, ma che può incidere, così come accade lì dove queste figure professionali operano. Dopo decenni di avere chiesto nelle sedi opportune questi servizi e non averli mai ottenuti, arriviamo sempre al momento della “repressione.” Ma è troppo preziosa la vita dei nostri ragazzi per catalogarli come “criminali” e fa troppo male al cuore averli visti crescere da piccoli e poi trovarli “criminali” sui giornali.