La farmacia Pedone, fiore all’occhiello della nostra città

Storia di un luogo che fa parte ormai della storia di Monreale

Parafrasando il grande Massimo Troisi, ricomincio “Da Tre” con la rubrica delle mie favole per grandi e piccini. Dedicherò tre favole alle tre più grandi e storiche, prestigiose, attrezzate farmacie monrealesi, senza stilare una graduatoria di primato. Interagirò, come mia consuetudine, con il mio vissuto, i miei sentimenti, sintetizzando le mie favole alla ricerca assoluta dei ricordi e dell’attualità.

Le nostre Farmacie sono sempre state il rifugio della nostra sofferenza, dei nostri malanni, dei nostri acciacchi. Per motivi di privacy non interferirò con la sfera privata dei farmacisti monrealesi, fatta eccezione per il vissuto che ha intersecato la mia vita e quella dei proprietari di alcune farmacie. Esordisco in questa mia prima favola con la Farmacia Pedone, fondata dal mitico farmacista Domenico Pedone, detto “Mimì”. Parlando di Mimì Pedone, avrei avuto bisogno di Massimo Troisi per tessere la trama di un film in bianco e nero, sotto l’esilarante regia del comico napoletano. Mimì Pedone è stato una leggenda nella storia della nostra comunità monrealese, a partire dagli anni 40. Era fraterno amico di mio padre Gian Battista Caputo, detto Titì, che amava fare incazzare il Dottor Pedone, tramando e mettendo in esecutività tiri mancini maldestri e pesanti. Quotidianamente mio padre inviava a Mimì 10 caffè amari ed una genovese con ricotta, tramite il bar Rizzo di Corso Pietro Novelli. Don Mimì stava al gioco, ingoiava un caffè amaro e conservava la genovese con ricotta; poi scriveva un biglietto intestato a mio padre e lo faceva recapitare tramite il ragazzo del bar. Nel biglietto, lo conservo ancora, c’era scritto: “Titì Caputo, sei incorreggibile! Mi vuoi intossicare? Sei uno svitato”.

Puntualmente arrivava a casa mia, in via Antonio Veneziano N.154, mio zio Angelino Madonia che cazziava solennemente mio padre per i suoi tiri burloni verso il farmacista. Mio zio Angelino era fraterno amico di Mimì Pedone; erano compagni di caccia unitamente ad Emanuele Ferraro ex sindaco di Monreale. Amavano cacciare i cinghiali, le volpi e i lupi; raramente sparavano ai conigli ed agli uccelli. In un frangente di caccia, il farmacista perse due dita della sua mano veloce come un jet. Un giorno, dopo altri tiri mancini di mio padre verso il farmacista, mi ritrovai con mio padre presso la Farmacia Pedone di Corso Pietro Novelli; Don Mimì mi accarezzò teneramente, evitando di litigare con mio padre; poi voltò le spalle al pubblico per prendere delle medicine dai suoi scaffali sempre in ordine. All’improvviso il farmacista si rigirò furioso e disse incazzatissimo a mio padre: “Titì, questo tuo figlio è la tua copia”. Mio padre di rimando: “Don Mimì, chi fici u picciriddu?” Mimì: “Mi fici due paia di corna con le mani e pollici congiunti. Ecco le medicine e andate via”. Potrei raccontare tanti aneddoti del Farmacista Domenico Pedone, giuro che tornerò a fare un nuovo giro su questa favola. Al mitico Domenico Pedone, subentrò la figlia ed il marito. Una Farmacia attrezzatissima ed ultra specializzata, con personale di elevate qualità. Adesso sono subentrati nella gestione della farmacia, i nipoti e le nipoti di Mimì Pedone; un team del terzo millennio da formula uno.
COPYRIGHT©BY SALVINO CAPUTO