La moneta di Akragas

La moneta_di_akragas

Di Andrea Camilleri

Dove finisce la realtà? Dove inizia la fantasia della narrazione? E’ il punto magico in cui la letteratura scaturisce dalla storia per tenerci col fiato sospeso, presenti agli eventi come e più che se succedessero a noi, facendoci trepidare per le peripezie della “piccola Akragas”.

Il libro inizia con la narrazione di un fatto lontano: nel 406 a.C. alla caduta di Akragas dopo il lungo assedio cartaginese, il mercenario Kalebas, scampato fortunosamente alla morte, cerca di fuggire da Akragas attraverso i cunicoli ipogei che danno accesso alle vasche dell’acqua potabile. Egli ha con sé un sacchetto con 38 monete d’oro coniate ad Akragas e ce l’ha quasi fatta a sfuggire.

Ma quando è appena fuori dai cunicoli viene morso da una vipera e muore in tre giorni, precipitando dallo sperone di roccia. Il 20 dicembre del 1909 il contadino Cosimo Cammarota trova nel terreno che sta zappando una moneta d’oro luccicante e decide di regalarla al dottor Gibilaro, il medico che anni prima gli ha salvato una gamba.

Da qui scatta l’incidente di cui tratta poi tutto il romanzo: c’è un omicidio, delle indagini, persone che spariscono, incursioni in case di campagna, visite all’anagrafe, tradimenti, dicerie di provincia, invidie professionali, fratellastri che si ignorano per cinquant’ anni e si ritrovano per caso nel salotto di una prefettura, c’è Vittorio Emanuele III e c’è lo zar di Russia.

Tutto narrato senza mai contraddire la storia, con severa documentazione, ma con la potenza creativa che origina dal conoscere l’animo umano, i luoghi, i vizi, le virtù, le stranezze che ci rendono unici. Notevole e gustosissimo il cambio di registro linguistico fra quando si parla del medico, il dottor Stefano Gibilaro, che, in quanto persona colta, parla in perfetto, per quanto informale, italiano, e quando si descrive il vissuto soggettivo del contadino Cosimo Cammarata.

Qui l’Autore usa la lingua tipica dei suoi romanzi che è riuscito magicamente ad imporre nel panorama letterario internazionale. La lettura di Camilleri mi ricorda il cono gelato che leccavo da bambina: lo leccavo lentamente, perché durasse di più, ma sempre con l’impeto di divorarlo in un boccone. Nei romanzi di Camilleri, le pagine scorrono velocissime, ma il desiderio di farle durare di più ci spinge a frequenti soste e riletture. Come quando a chi ci narrava una bella storia per farci addormentare dicevamo “Ancora!”

 

La moneta di Akragas
di Jaqueline Kelly

Editore: Skira