Carissimo direttore, in questi giorni difficili in cui riflettiamo sulle nostre fragilità, sulle nostre incertezze e sulla mancata festa del SS. Crocifisso, il pensiero commosso dei monrealesi è anche rivolto all’imminente 40° anniversario dell’efferato omicidio del Capitano dei carabinieri Emanuele Basile, avvenuto nella via principale della nostra città la notte tra il 3 e il 4 maggio 1980.
Gentile Direttore, l’articolo di don Enzo Bellante ha il merito di avere in qualche modo sollecitato una presa di posizione pubblica rispetto a tutto ciò che sta avvenendo attorno all’azione di Papa Francesco.
Caro Direttore, a seguito dei feroci attacchi a Papa Francesco, ma anche delle lodevoli note di difesa nei Suoi confronti, mirabilmente orchestrate da quanti, come me, hanno avuto il " privilegio", nonché l'onore di incontrarlo e di interloquire con Lui, anche la mia coscienza si sente interpellata e provocata dalle pericolose insidie che si stanno manifestando, in modo esponenziale, all'interno del Vaticano e fuori le mura, contro di Lui, investendo ambiti come quello della politica, della cultura, dell'economia, in particolare della religione, dinanzi ai quali Sua Santità Francesco si mostra come un "Papa scomodo".
Carissimo direttore, la pandemia sta provocando una crisi economica mai vista nella storia della Repubblica; all’inasprimento delle povertà preesistenti si aggiunge una caduta rovinosa di tante famiglie: piccoli imprenditori, liberi professionisti, piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, manovali…
Ho apprezzato con interesse (rileggendolo più di una volta) lo scritto che Don Enzo Bellante ha voluto dare ai media. Lo condivido appieno ed, a mia volta, intendo esternare qualche mia riflessione. Gli attacchi al Pontefice non costituiscono, certo, fatti "straordinari".
Egregio direttore, sento l’esigenza di esprimere alcune riflessioni su un argomento che ha fatto tanto discutere in questi giorni, anche sulla base di un confronto con i componenti della fraternità sacerdotale della parrocchia di Santa Teresa, composta, oltre che dal sottoscritto, da monsignor Sebastiano Gaglio, da monsignor Vincenzo Ambrogio e da don Pino Licciardi.
Carissimo direttore, “Gli anziani sono le nostre radici, ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza alla Patria. Sono come il succo delle radici che fa crescere l’albero e dare fiori e frutti.” Con queste intense e sentite espressioni Papa Francesco, in questo tempo in cui la pandemia si è diffusa con grande aggressività, ha recentemente sollecitato le istituzioni a prendersi cura degli anziani e di coloro che sono in difficoltà economiche.
In riferimento alla pandemia da Covid-19 che sta investendo l’intero mondo, abbiamo l’obbligo civile e morale di analizzare in modo trasparente e costruttivo ciò che ci sta succedendo, il mondo in cui viviamo e quello che sarà necessario prospettare, per un domani migliore.
Vorremmo tutti risvegliarci in questa primavera senza prospettive ed interrogarci sulle sbandate colossali di questo pianeta stracolmo di capitalisti senza pietà, di politici messi sotto sale come il candido baccalà, di epidemiologi smarriti nel dubbio amletico del cosa succederà, delle nuove lobby del farmaco alla corte delle università che stanno sperimentando il nuovo vaccino anti Coronavirus che continua imperterrito il suo corso pandemico senza via di ritorno ad una normale quotidianità di donne e uomini che si sono triturati gli attributi, nella speranza di un ritorno ad una vita mediocre, ma normale senza se e ma!
E’ stato bello sognare in questi anni, pilotati dai grandi gruppi finanziari che ci promettevano il Paradiso nel nostro Pianeta Terra. Tutti a fare il tifo per il nuovo corso mondiale governato da lobby e mercati spudoratamente in malafede. Siamo stati vittime di un’utopia folle e senza attributi fondamentali e indispensabili per l’approdo al fasullo sogno americano ed europeo.