Dal 23 dicembre 2016 tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e locali (comprese società controllate e partecipate, enti, aziende, fondazioni, ecc.), si sarebbero dovute uniformare, senza ulteriori rinvii, alle nuove regole sulla trasparenza contenute nel decreto Foia (Freedom of information act). Lo hanno fatto? Si, però, come avviene sempre, all’italiana: “teoricamente” ma non concretamente.
Poco più di un paio di settimane fa, prendendo spunto da un recente studio dell'Istat, datato 19 dicembre 2016, riguardante i musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia, scrissi che sul territorio nazionale, la proporzione del numero dei dipendenti occupati nel settore dei beni culturali è pari a 1 ogni 2.400 visitatori. In Sicilia tale proporzione è di 1 ogni 2.930 visitatori. Sembra un dato banale ma a guardare bene, banale non è affatto.
Dopo avere partecipato alla trasmissione “l'Arena”, argomento “i beni culturali siciliani”, ho deciso di leggere i commenti che tanti telespettatori hanno inviato nel corso della trasmissione. Leggere i commenti fornisce l'occasione per conoscere le opinioni di uomini e donne che lavorano nel settore dei beni culturali ma anche di chi nulla ha a che vedere con questo ambito.
Un recente studio dell'Istat, datato 19 dicembre 2016, riguardante i musei, le aree archeologiche e i monumenti in Italia, ha rilevato che il patrimonio culturale italiano vanta, tra gli altri, 4.976 musei e istituti similari, pubblici e privati, aperti al pubblico. Questi dati sono riferiti al 2015.
Al riguardo della vigilanza, tutela, fruizione e valorizzazione dei beni culturali siciliani, troppo spesso, sui maggiori quotidiani della carta stampata dell'Isola vengono pubblicati articoli giornalistici che hanno il sapore della demagogia e che quindi, anziché realmente affrontare e dare un contributo concreto a risolvere i veri problemi che gravitano all'interno del medesimo sistema, con troppa superficialità e con atteggiamento sbarazzino espongono alla gogna mediatica i lavoratori, tacciandoli di essere dei fannulloni, di essere troppi e, a volte, anche accusandoli persino di essere una casta come recentemente apostrofati da una nota trasmissione televisiva di diffusione nazionale.
Le biblioteche, luoghi della cultura e della memoria dei popoli, sono purtroppo trascurate dall’amministrazione regionale dei beni culturali in Sicilia. Uno dei casi più lampanti è rappresentato dalla Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, che negli ultimi venti (20) anni non è stata adeguata alle norme di sicurezza imposte dal D.P.R. 418/1995.
La Regione Siciliana si appresterebbe a recepire un pezzo del decreto Franceschini che consentirebbe la nomina di esperti del mondo della cultura alla guida di parchi e musei. Insomma la Regione Siciliana si appresterebbe a emulare la stupidità nazionale del pensiero “esterofilo” che vorrebbe dei manager alla guida dei parchi e dei musei siciliani.
Indro Montanelli in una “avvertenza”, risalente al 1972 e contenuta nel volume dedicato all’Italia del Risorgimento, fulminò il lettore con questa frase: “ Legittima o bastarda, l’Italia d’oggi è la figlia di quella del Risorgimento, ed è quindi in questo periodo che ne vanno cercati i caratteri e le malformazioni. Se siamo fatti in un certo modo è perché il Risorgimento si fece in un certo modo.
Nella Sicilia dei paradossi può succedere, anche, che si apra, nelle sedi istituzionali della Regione e dintorni, un’incredibile quanto oziosa disputa, a suon di carte e pareri, attorno ad un singolare dilemma aritmetico. Vero è che nella terra di Archimede, Empedocle, Gorgia, Luigi Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri, nulla è certo e tutto è relativo, ma con l’aritmetica non si scherza.
Le sconfitte consecutive non si contavano più. Eravamo diventati l’allegra barzelletta d’Italia, d’Europa e del mondo. E ieri sera aspettavamo il novantesimo minuto della partita Genoa-Palermo per staccare la spina, chiudere la bara e avviarci mestamente al cimitero.