Il Giro d’Italia, una storia lunga 111 anni

In principio fu Ganna. Adesso a chi toccherà?

“L’ora è prossima. La battaglia incombe. Gli amatori del ciclismo di tutte le nazioni vi ammirano e attendono. Ognuno ha fra voi il suo favorito, la sua speranza. Come corridori italiani avete il gran compito di difendere i colori della nazione.

Come forestieri ed ospiti troverete fra i nostri campioni avversari degni e cortesi. [….]
Ed ora correte, correte, correte [….] Il vostro bel gesto di aver saputo osare segna l’inizio di una vittoria. In ognuno di Voi c’è l’anima del trionfatore.”
Questo è il testo del volantino che il 12 maggio 1909 viene consegnato ai corridori iscritti alla prima edizione del giro ciclistico d’Italia. Sono in 127 sui 166 che si sono iscritti inizialmente, qualcuno attirato anche dalle venticinquemila lire del montepremi complessivo.
Chi completa il Giro prende 300 lire, non importa che ne sia il vincitore. Un operaio, in quel periodo, prende nemmeno 3 lire al giorno.
Alla vigilia c’è grande interesse e curiosità da parte degli appassionati, che si recano numerosi per vedere questi avventurosi che si riuniscono nelle sale dell’Albergo Loreto a Milano, per le operazioni di punzonatura delle “macchine a pedale” e per la consegna del numero.
Alle 2,53 del 13 maggio si parte per la prima tappa, fino a Bologna, pedalando per ben 397 chilometri, toccando Padova e Ferrara. L’arrivo in serata, dopo quattordici ore di fatica su biciclette in ferro di oltre quindici chili e con un solo rapporto, sempre quello, pianura salita o discesa non fa differenza.
Vince un ragazzo romano di 22 anni, Dario Beni. Prende i primi punti in palio perché la classifica finale del Giro è a punti, non a premi. Un punto al primo, due al secondo e così via. Vince il Giro chi alla fine della competizione ha meno punti. Dario Beni per partecipare alla corsa si è fatto in bicicletta la strada da Roma a Milano. Corre senza squadra, da “isolato”. “L’isolato” deve pensare a tutto da solo, trovarsi da dormire e da mangiare, organizzarsi per far portare le proprie cose all’arrivo della tappa successiva. Ovviamente a proprie spese.


Dario Beni vince anche l’ultima tappa di quella prima edizione, al Parco Trotter di Milano e davanti a ben sessantamila spettatori.
Il Giro lo vince Ganna, terzo allo sprint dell’ultima tappa. Un giornalista lo avvicina e gli chiede un commento a caldo. Ganna, sudato, risponde “Me brusa tanto el cu...".
Da quell’edizione è passato oltre un secolo ma la Corsa Rosa continua ad attirare l’attenzione di appassionati da tutto il mondo.
Nella prima tappa di quest’anno, dopo aver sfiorato le mura antiche della Cattedrale di Monreale, i corridori si precipiteranno verso Palermo per una prova individuale contro il tempo di quindici chilometri. Poi altre venti tappe, fino a Milano il 25 ottobre.
Tra i 176 atleti che affronteranno questa lunga e faticosa avventura anche sei atleti siciliani.
Anzitutto Vincenzo Nibali, Lo Squalo di Messina, quasi 36 anni suonati ma ancora capace di dare spettacolo. Un palmares invidiabile. ha vinto due Giri d’Italia, un Tour de France ed una Vuelta. Tra le classiche monumento ha vinto due volte il Giro di Lombardia ed una Milano-Sanremo. Tatticamente perfetto, grandissima classe, temibile per chiunque. Vincenzo Nibali rientra a pieno titolo tra i favoritissimi per la vittoria finale. “Sono pronto” ha detto, “i bilanci li faremo alla fine”.


Esperienza da vendere anche per Giovanni Visconti, palermitano adottato dai toscani e lì residente da anni, sulle pendici della salita di San Baronto. Giovanni Visconti cercherà un successo di tappa, certamente alla sua portata. Nella sua carriera ha vestito per tre volte la maglia di Campione Italiano, è reduce dal Mondiale di Imola di domenica scorsa.
A Palermo è nato anche il giovane Filippo Fiorelli, neoprofessionista con alcuni bei piazzamenti in questa stagione. Figura infatti tra i primi dieci classificati in Romania in due tappe del Sibiu Tour e in Francia, in una tappa del Tour du Limousine Nouvelle Aquitane. Corre per la squadra Bardiani CSF, compagine che vedremo sicuramente spesso all’attacco, a sfidare la sorte e comporre le fughe di giornata. Nella stessa squadra milita Francesco Romano, di Vittoria, 23 anni, già maglia azzurra tra gli Under23.
C’è poi Antonio Nibali, fratello di Vincenzo e stimato gregario. Nel 2018 ha vinto una tappa al Giro d’Austria ed ha completato due volte il Giro d’Italia ed una volta la Vuelta.

Infine Salvatore Puccio, nato a Menfi.  Se alla Ineos Grenadiers vinceranno il Giro d’Italia con Geraint Thomas il merito sarà anche di Salvatore Puccio. Grande gregario, affidabile, maglia azzurra ai Campionati del Mondo del 2017, ha vinto una tappa alla Vuelta, corsa che ha completato cinque volte. Da anni, sulle strade e sulle salite di tutto il mondo, è un punto di riferimento per la squadra di Froome di Thomas e Bernal. Ha completato sei volte il Giro d’Italia e nell’armadio di casa custodisce gelosamente una Maglia Rosa, indossata meritatamente nel Giro del 2013, alla conclusione di una cronometro a squadre.