Truffe e ricettazione di assegni, i carabinieri di Monreale arrestano sette persone: c'è anche un altofontino

L’operazione è denominata “Postal Market”. Numerose le attività illecite smascherate. LE FOTO

MONREALE, 30 gennaio – Questa notte i carabinieri del Nucleo Investigativo di Monreale hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip di Palermo Marco Gaeta su richiesta dei Sostituti Procuratori della Repubblica di Palermo - Renza Cescon e Daniele Sansone nei confronti di sette persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di assegni, alla truffa ed al falso.

Nel corso delle indagini, che hanno dato vita all’operazione denominata “Postal Market”, sono stati acquisiti importanti elementi che permettevano di delineare i contorni di un’associazione per delinquere, ben strutturata e funzionale alla realizzazione di svariate attività illecite, operante nella città di Palermo e nel suo hinterland che già da tempo aveva intrapreso una fiorente attività criminale, riconducibile alla ricettazione di numerosi assegni di provenienza illecita, nonché la realizzazione di truffe mediante titoli comunemente definiti “ballerini” (mediante l’apertura da parte di soggetti prestanome, incensurati, di conti correnti privi dei necessari fondi a copertura delle emissioni).

 La leadership di tale sodalizio era tenuta da Giuseppe D’Accardi, cinquantasettenne rappresentante di prodotti per bar, e dal sessantaquattrenne Giuseppe Meli, attorno ai quali operavano altri soggetti che singolarmente ricoprivano ruoli specifici all’interno dell’organizzazione.
L’attività del sodalizio consisteva nel mettere in circolazione assegni bancari e/o postali postdatati comunemente definiti “ballerini”, privi di alcuna copertura economica, ma che introdotti nel circuito commerciale fungevano da denaro “pronta consegna”. Infatti la carta vincente del raggiro era quello di immettere assegni per importi anche modesti che non destassero troppo sospetto e soprattutto che potessero essere sostituiti da altri assegni ballerini senza difficoltà. Gli importi andavano da un minimo di 200 euro a un massimo di 4.000 euro circa.
La struttura criminale aveva a disposizione diversi soggetti che in taluni casi aprivano dei conti correnti di comodo con il solo scopo di ottenere dei carnet di assegni che successivamente venivano consegnati ai componenti dell’organizzazione criminale. Gli organizzatori dopo averli controllati tramite siti on-line tipo (CAI-PASS) vendevano questi assegni, posdatandoli, al prezzo di circa 200 euro ciascuno, consentendo così agli acquirenti di far circolare denaro “virtuale” senza una reale copertura finanziaria.
Nel corso delle investigazioni, tale circolazione di denaro “virtuale” connesso all’assegno ballerino è risultata largamente praticata sul tessuto commerciale cittadino.
Il meccanismo utilizzato dal gruppo riguardava però anche la vendita di assegni rubati e/o smarriti che, sebbene inesigibili in quanto bloccati dagli aventi diritto a seguito delle denunce sporte in conseguenza del furto o dello smarrimento subito, venivano rivenduti ad un prezzo di gran lunga inferiore a quello degli assegni ballerini, di norma non più di 50 euro ciascuno.
Per l’approvvigionamento dei titoli l’organizzazione poteva contare su una folta schiera di soggetti che, per le più svariate motivazioni, mettevano a disposizione degli stessi, assegni aperti e/o chiusi.

Per quanto riguarda i titoli aperti o ballerini, una volta venduti e quindi immessi nel circuito commerciale, spesso venivano utilizzati per la commissione di truffe, in alcune circostanze organizzate nei dettagli anche dallo stesso D’Accardi con la complicità di soggetti a lui vicini.

Diversamente, gli assegni cosiddetti “chiusi” una volta negoziati a fronte di vari pagamenti, dopo essere stati posti all’incasso dalle ignare vittime, venivano bloccati poiché provento di smarrimento o furto e quindi oggetto di indagini. In questi casi, così come accertato nel corso delle indagini, D’Accardi si premurava di individuare dei soggetti associati anche loro al gruppo criminale che, per poche decine di euro, si autodenunciavano dichiarandosi autori dell’illecita negoziazione del titolo, così da tutelare il soggetto che in realtà aveva materialmente immesso sul mercato il titolo sia l’intera organizzazione. Ad uno di questi, il cinquantunenne Antonino Scaglia, pluripregiudicato di Borgo Nuovo, il provvedimento restrittivo è stato notificato presso il carcere di “Pagliarelli” di Palermo, ove risultava già recluso per reati della stessa natura.
Oltre a D’Accardi, Meli e Scaglia Antonino l’ordinanza con la quale è stata disposta la misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico è stata notificata anche a Vincenzo Infantino, quarantaduenne di Altofonte, mentre gli altri tre indagati Riccardo Serio, 54enne di Palermo, Marina Currò, 39enne commerciante di Villagrazia di Carini, e Angela Biondo, 61enne di Palermo, accusati della ricettazione di numerosissimi assegni di provenienza furtiva, sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.