Benedetta la foiba dove venne ritrovato il corpo di Emanuele Busellini, 13ª vittima di Portella della Ginestra

Un momento della commemorazione

Si trova in contrada Mungilicasi, demanio di Fontanafredda. LE FOTO e IL VIDEO

MONREALE, 1 maggio – Ieri pomeriggio, in occasione della ricorrenza del 70° anniversario dall’uccisione, che avvenne nel 1947, alla presenza del figlio, di parenti, di una delegazione della CGIL e di personale forestale, in contrada Mungilicasi, demanio di Fontanafredda, territorio di Monreale, padre Nino La Versa ha benedetto la foiba dove il 22 giugno 1947 venne stato ritrovato il corpo senza vita di Emanuele Busellini il “campiere dei contadini poveri”, tredicesima vittima della strage di Portella della Ginestra.

Emanuele Busellini, nato a Parco il 3 luglio 1908, campiere del feudo Strasatto, ebbe la sfortuna di imbattersi in contrada “Presto” con un gruppo di banditi tra i quali Salvatore Giuliano, che si dirigeva verso la Cannavera-Sagana, Montelepre dopo aver perpetrato la strage di Portella della Ginestra.

Si avvicinò ai banditi, sorridente e tranquillo, ma fu da questi privato del fucile che portava, sequestrato e condotto fino alla foiba, profonda 30 metri, dove il bandito Salvatore Ferreri detto “Fra Diavolo”, confidente della polizia lo uccise. I banditi fecero scomparire il corpo del campiere per cancellare le tracce della loro fuga.

Busellini, 40 anni, lasciava la moglie Caterina La Barbera, incinta di un bambino, Emanuele, che nascerà tre mesi dopo il suo omicidio e una figlia, Angela, di due anni. Il cadavere di Emanuele Busellini fu rinvenuto quasi due mesi dopo, il 22 giugno 1947.
In primo momento i carabinieri scrissero che il corpo era stato scoperto durante un servizio di battuta, successivamente il tenente colonnello Giacinto Palantonio dell’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza per la Sicilia dovette ammettere che ad indicare la foiba fu lo stesso Ferreri “Fra Diavolo”.
Cinque anni dopo, nel 1952, i giudici di Viterbo nel corso del processo sulla strage di Portella della Ginestra accertarono la responsabilità di Salvatore Giuliano e di Salvatore Ferreri nell’omicidio del campiere ma i due non furono condannati perché erano già morti.
Come scrisse ai tempo il comandante dei carabinieri di Altofonte, Busellini era “persona di buona moralità”, che svolgeva l’attività di campiere su incarico dei piccoli proprietari del feudo Strasatto e per difendere gli interessi di quest’ultimi diverse volte si scontrò con i banditi e i mafiosi che spadroneggiavano nella zona.
Salvatore Giuliano che ben conosceva la correttezza morale e civile di Emanuele Busellini decise la sua soppressione per eliminare un testimone scomodo che potesse rivelare la verità sulla strage di Portella della Ginestra.

Le foto che pubblichiamo sono di Mario De Luca e Giuseppe Lo Nigro.

Il video che racconta la storia di Busellini è stato realizzato su iniziativa di Giovanni Pileri (Cgil Altofonte ), dell' Associazione Portella della Ginestra dei familiari sopravvissuti alla strage, Toti Inchiappa, del figlio e parenti di Emanuele Busellini e del signor Giuseppe Daidone che si stanno impegnando per arrivare al riconoscimento ufficiale di Emanuele Busellini come la 13^ vittima della Strage di Portella della Ginestra.