Il Comune presenta appello contro una sentenza civile, ma il secondo giudizio è peggio del primo

Determinante il “mancato ristoro” che ha fatto lievitare il risarcimento di 4.000 euro

MONREALE, 15 giugno – Tredicimila euro di risarcimento? Prego, diciassettemila. Dimenticando il vecchio monito siciliano che dice “meglio perdere che straperdere”, il Comune presenta appello per ridurre l’entità di un risarcimento dovuto all’ennesima vittima di una caduta, ma il giudizio di secondo grado è ancora più severo.

A pronunciare la sentenza è stato il giudice Michele Perriera, presidente della Prima sezione civile del Tribunale di Palermo, che ha reso più salato il risarcimento che l’amministrazione comunale deve a D.M.G, 36 anni, cittadino di Grisì, che nel maggio del 2010 era risultato vittorioso proprio contro il Comune per una causa dovuta ad una rovinosa caduta avvenuta in via Gaglio, una delle strade della piccola frazione monrealese.
In quella circostanza D.M.G., assistito dall’avvocato Francesco Pepe, si era visto dare ragione dal tribunale che aveva stabilito per lui un risarcimento di 13.400 euro. Contro quella sentenza, però, l’amministrazione comunale di allora, rappresentata dal sindaco Filippo Di Matteo, aveva presentato appello, affidandosi all’avvocato Gaetano Cappellano Seminara nella speranza di vedere annullare quella condanna o quantomeno di vederla ridurre.
Ed invece, niente di tutto questo. Il cosiddetto “mancato ristoro”, infatti, cioè il fatto che il Comune non ha provveduto a liquidare il risarcimento ha dato luogo ad una maggiorazione della condanna pecuniaria, frutto di interessi legali e rivalutazione monetaria, per una cifra che arriva, appunto a 17.400 euro.