Un nuovo pentito sull'inchiesta "Nuovo Mandamento": è il monrealese Giuseppe Micalizzi

Avrebbe partecipato all'eliminazione di Giuseppe Billitteri

MONREALE, 29 gennaio – Era stato arrestato lo scorso 8 aprile, nell'ambito dell'operazione "Nuovo Mandamento". Adesso, invece, Giuseppe Micalizzi, 42 anni, avrebbe deciso di "saltare il fosso" e diventare un collaboratore di giustizia.

I particolari li rivela il Giornale di Sicilia, in un dettagliato articolo a firma di Leopoldo Gargano, che parla pure della conclusione dell'inchiesta, intitolata appunto "Nuovo Mandamento" con una valanga di richieste di rinvio a giudizio. Quel giorno, in manette finirono 37 persone, coinvolte, secondo gli inquirenti, nella costituzione di una nuova maxi struttura mafiosa. L'obiettivo era quello di creare una vera e propria roccaforte di provincia, in contrapposizione a quella palermitana.

Con questo scopo era nato, appunto, il supermandamento "Camporeale". Sarebbe avvenuto, quindi, un accorpamento dei mandamenti di San Giuseppe e Partinico, sotto l'egida di Camporeale, determinando un'alleanza storica delle due articolazioni. Una sorta di "area dello Jato", che acquisiva anche la competenza sul territorio che storicamente era stata del mandamento mafioso di Partinico. Uno scenario che investiva anche Monreale, da sempre facente parte del mandamento di San Giuseppe Jato.

Secondo quanto scrive il quotidiano di via Lincoln, il ruolo del neo pentito Micalizzi, sarebbe stato quello di braccio destro di Giuseppe Lucido Libranti, che stava scalando i vertici dei ranghi dell'organizzazione mafiosa.
Micalizzi, inoltre, avrebbe partecipato pure ad importanti azioni, tra cui, nel marzo del 2012, l'eliminazione di Giuseppe Billitteri, il 70enne monrealese, che si sarebbe opposto alla nuova organizzazione e per questo sarebbe stato fatto fuori col metodo della lupara bianca. E allora perché adesso Micalizzi si sarebbe pentito? Probabilmente perché si sarebbe sentito "strumentalizzato" dai capi, cioè utilizzato per importanti azioni criminali, che gli sarebbero pure potute costare l'ergastolo, senza poi una proporzionale valorizzazione nelle gerarchie dell'organizzazione mafiosa.