Gli orrori della guerra in Siria nel racconto di suor Maria de Guadalupe

Suor Maria de Guadalupe

La religiosa argentina ha tenuto una conferenza anche a Monreale

MONREALE, 29 novembre – La devastazione in Siria vista con gli occhi di una suora del Verbo incarnato in Medio Oriente, suor Maria de Guadalupe, di passaggio in Italia dove ha tenuto due sole conferenze a Roma e Monreale, in cui si trova una comunità di suore del suo ordine religioso, impegnato ad aiutare l’attività parrocchiale e il catechismo in cattedrale.

La religiosa ha portato la sua testimonianza anche all’Onu. Argentina di 43 anni, suor Guadalupe entra in convento a 18 anni e a 23 è mandata in missione in diversi paesi del Medio Oriente, fino al suo approdo in Siria, allo scoppio della guerra e agli orrori dell’Isis.
“Qualche tempo fa – ha raccontato commossa la religiosa – una ragazza del nostro pensionato mi ha mandato una fotografia di un uomo disperato, intento a rovistare sotto le macerie del suo villaggio cristiano, come commento ha scritto: mentre voi in Occidente cercate i Pokemon, noi i nostri cadaveri. Quest’uomo lì sotto ha 12 familiari fra cui 3 figlie e una moglie in cinta di due gemelli”.

A dilaniare la Siria non c’è solo l’Isis, ma anche altri gruppi ribelli, tutti fondamentalisti e con l’obiettivo preciso di eliminare gli infedeli, primi fra tutti i cristiani, ma non solo.
“Una mamma musulmana – ha aggiunto suor Guadalupe, in un racconto che mette i brividi – ha minacciato il suo bambino capriccioso di “tagliargli la testa” se non l’avesse raggiunta. Per sua disgrazia ha utilizzato un’espressione rituale che i miliziani hanno udito e ritenuto spergiura. Così le hanno imposto di fare ciò che aveva giurato e tagliare la testa al suo bambino, la donna si è rifiutata e il piccolo è stato decapitato davanti agli occhi della mamma. Oppure c’è la testimonianza di una ragazzina che è riuscita a scrivere una breve lettera e a consegnarla ad un uomo scappato dall’accampamento in cui era tenuta prigioniera. Ha pregato il fuggitivo di portare il messaggio ai soldati, chiedendo loro di bombardare l’accampamento fino ad uccidere tutti, così che morendo potesse liberarsi anche lei. Aveva scritto che era mezzogiorno e già era stata violentata trenta volte”.

Dalla voce calma e fiduciosa di suor Guadalupe escono scene che sembravano sepolte sotto gli orrori del secolo scorso ed eliminate per sempre dalla storia; come l’abitudine di marchiare con la “nun”, la lettera “n” dell’alfabeto arabo, iniziale della parola “nazareni,” con cui sono indicati e screditati i cristiani, le loro case, così che si sappia dove i miliziani possono compiere le razzie e i rapimenti“La speranza di una nuova epoca – ha continuato la religiosa – non solo in Medio Oriente, ma anche in Europa deriva dal sangue dei martiri che non è mai stato versato in vano. Quando i miliziani catturano i cristiani offrono sempre loro la possibilità di salvarsi la vita con la conversione. Nessuno accetta e vedere morire anche i bambini pregando e perdonando i propri carnefici, non è umano va contro l’istinto biologico della sopravvivenza, soltanto la Grazia divina può rendere possibile tale miracolo”.