La Philosophy for children/for community al liceo scientifico di Monreale

Interessante esperienza didattica innovativa per gli studenti del Basile. LE FOTO

MONREALE, 3 marzo - Gli studenti e le studentesse della classe pilota V A del liceo scientifico sono stati alle prese in questi giorni con la terza sessione filosofica realizzata secondo la didattica innovativa dell’insegnamento della filosofia, denominata appunto “Philosophy for children/for community, in sigla P4C. Tutto merito della sperimentazione metodologica che è stata avviata all’inizio di questo anno scolastico su piccola scala e che sta facendo registrare un ottimo successo negli alunni, in termini di acquisizione di competenze trasversali alle discipline e sta producendo frutti migliori di ogni previsione.

 

Gli studenti della V A si sono confrontati nell’agorà della loro aula scolastica, realizzando un vero e proprio “spazio filosofante” che ha reso possibile l’inizio di un percorso nel quale il gruppo classe si sta formando per divenire una vera e propria comunità di ricerca. Al secondo piano, dunque, del plesso Basile è stata allestita all’uopo una palestra un po’ particolare, una sorta di “palestra mentale”; gli studenti corsisti, infatti, sanno bene che per svolgere una sessione filosofica di P4C non occorrono zaini, libri, penne, tablet o altro, ma solo la testa, cioè bisogna pensare e ragionare con la propria testa.

Lezioni, dunque, sui generis quelle delle sessioni filosofiche di P4C, in cui l’insegnante non trasmette nozioni e non spiega tradizionalmente ex cathedra, ma diviene facilitatore del dialogo filosofico, esortando gli allievi a mettersi in gioco con domande, osservazioni, discussioni e, a volte, anche con controversie verbali. Per il docente non si tratta di presentare temi e autori della storia della filosofia, ma di facilitare appunto all’esercizio dialogico del logos e, dunque, promuovere un’epistemologia della pratica filosofica in grado di sviluppare il pensiero creativo, critico, affettivo e valoriale.

La philosophy for children/for community permette, infatti, di creare una sorta di “palestra mentale” del ragionamento, che è utile indubbiamente per affinare la logica e migliorare le proprie competenze nei procedimenti matematici e scientifici, ma anche in quelli umanistici, dove è, altrettanto, richiesta l’argomentazione, la concettualizzazione, la comunicazione e la rielaborazione delle proprie tesi.

Nelle sessioni filosofiche gli studenti e le studentesse della classe V A del liceo scientifico si confrontano fra di loro, discutono le proprie idee, le giustificano, attenendosi al rigore del ragionamento, e, soprattutto, ascoltano gli altri, in un vero e proprio esercizio di dialogo democratico. La P4C forma, infatti, gli studenti alla giustificazione filosofica del proprio pensiero e della propria argomentazione, sollecitandoli ad accettare tesi opposte alle proprie, nel convincimento che quanti pensano diversamente hanno qualcosa di significativo da dire che arricchisce il proprio punto di vista.

In una scuola che vuole puntare al successo formativo dei propri allievi si deve cominciare dalla filosofia, dall’affinamento del pensiero per formare “teste ben fatte”, cioè libere e dotate di spirito critico.

In questa direzione, la philosophy for children/for community può essere coniugata nelle sue valenze formative anche come pratica dialogica di comunità ed utilizzata per favorire e stimolare una didattica per competenze anche di carattere trasversale, nonché per cominciare a pensare alla costruzione di un curriculo verticale, che possa coinvolgere anche le altre scuole del territorio monrealese, quelle primarie e secondarie di primo grado. Tale metodologia prende, infatti, le mosse dal riconoscimento che l’infanzia, ancor prima dell’adolescenza, sia il luogo privilegiato dello stupore e della meraviglia, da cui nasce lo spirito del filosofare; in questo senso, superfluo è ribadire che il mondo dei “perché” sia proprio quello dei bambini e per questo significativi sono oggi i supporti didattici e i riadattamenti per l’infanzia, che possono essere utilizzati, per la facilitazione delle sessioni filosofiche anche nella scuola primaria.

Il materiale da utilizzare nelle sessioni filosofiche dei licei può, infatti, essere tratto dal curriculo di Matthew Lipman, fondato nel 1974, e, in particolare, dai racconti filosofici prodotti per il primo biennio delle scuole superiori, o da altro materiale non strutturato, purchè si presenti sotto forma di “esperienza esemplare” e affronti un problema filosofico: es. cosa significa amare, fare amicizia, punire,? che cosa ha a che vedere con la guerra, l’ingiustizia, l’illegalità la libertà, la democrazia? Che cos’è il tempo, la realtà, la mente?

Tale metodologia prevede l’uso di un setting alternativo alla tradizionale disposizione dell’aula, in cui ci si dispone in cerchio e il facilitatore attiva il processo di negoziazione della lezione, che parte dalla lettura di un racconto filosofico e procede con la formulazione delle domande da parte degli allievi e l’individuazione del tema/domanda, che sarà poi l’oggetto della discussione di gruppo.

Nella terza sessione filosofica della V A, svolta con la preziosa collaborazione della docente di matematica e fisica, prof.ssa Gorgone Maria, il tipo di materiale stimolo è stato tratto da un brano del testo “Il grande disegno” di Stephen Hawking, che ha consentito di discutere un tema-problema che riguarda sia la fisica che la filosofia e che è stato articolato dagli studenti in queste domande filosofiche: “come facciamo a sapere che la nostra visione della realtà sia vera?”, “perché ricercare realtà diverse dalla nostra”, “che cos’è la realtà”, “la realtà è come ci appare?”, “esiste una realtà in sé e una realtà per noi?”, “lo spazio e il tempo sono assoluti o relativi?”.

Il liceo scientifico monrealese, se vuole essere una scuola del futuro adatta alla formazione delle nuove generazioni, deve puntare al dialogo tra sapere umanistico e sapere scientifico, deve saper affrontare le questioni filosofiche che si legano allo sviluppo del sapere scientifico-matematico, per rintracciare in tale sapere non qualcosa di meramente tecnico, quanto piuttosto la dimensione profonda dell’intelligenza dove il sapere, sia pure per vie diverse, si fa cultura dell’uomo nel senso proprio di coltivazione della sua umanità.

In questa direzione, è auspicabile che nei licei l’innovazione metodologica e didattica punti principalmente a superare la divaricazione esistente tra i profili delle due culture, l’umanistico-letteraria e quella scientifica, le quali molto spesso si ignorano quando non si chiudono a riccio nella loro conclamata autosufficienza formativa. La fiducia nella sperimentazione innovativa della philosophy for children/for community nasce anche come progetto di ricerca-azione e impone che al sapere scientifico-matematico non si riconosca solo un mero valore strumentale e non resti relegato nell’ambito tecnico del calcolo e/o delle formule, ma si apra ad orizzonti filosofici che ne stanno alla base.

Agli studenti e alle studentesse della V A non ci resta che augurare: ad maiora!