Il liceo “Basile” scende in piazza per lo sciopero globale “Non una di meno”

All’iniziativa hanno preso parte la III A e la IV B del classico e la IV e la IV A e la IV B dello scientifico

MONREALE, 10 marzo – Grande e significativa presenza delle classi III A e IV A del liceo classico e IVA e IV B del liceo scientifico “Emanuele Basile” allo sciopero globale indetto dal movimento internazionale “Non una di meno”, per dire no alla violenza maschile sulle donne, affermando l’autonomia e l’autodeterminazione sessuale e riproduttiva delle donne, il diritto di decidere sul proprio piacere, sulla propria salute, sulle proprie scelte, sui propri corpi e proponendo un piano femminista contro la violenza che riconosce i saperi femministi e valorizza il ruolo politico dei Centri antiviolenza.

Il movimento, nato nel 2015 in Argentina dalla chiamata collettiva di un gruppo di giornalisti, attivisti, artisti, è cresciuto grazie alla partecipazione di migliaia di persone, di centinaia di organizzazioni, di scuole, di membri di tutti i partiti politici, decisi a dire basta al femminicidio. Da allora ad oggi l’aria del cambiamento possibile ha attraversato molti paesi coinvolgendo donne di ogni età in una straordinaria ondata femminista, una forza potenzialmente infinita che ha messo insieme le donne come soggettività plurali, trasversali e complesse, simboleggiate dalle Matrioske, espressione dell’universo femminile e della molteplicità dell’io.

 

In questo orizzonte di rinnovato spirito di lotta è concepito dalle donne argentine lo sciopero globale dell’8 marzo che si pone in continuità con le straordinarie giornate di mobilitazione di milioni di donne nelle piazze di tutto il mondo, dalla Polonia, all’Italia, alla Germania, alla Turchia, dal Brasile all’Argentina, per riaffermare la forza femminile nella messa in crisi di un modello sociale che discrimina la donna e al contempo sfrutta le differenze: una giornata in cui reinventare lo sciopero come pratica fondamentale atta a segnalare la sottrazione delle donne dalle attività di produzione e di riproduzione sociale o da forme specifiche di violenza, discriminazione e sfruttamento che si vivono quotidianamente in ogni ambito della vita, pubblico o privato. Uno sciopero costruito al grido “Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!” per ribaltare i rapporti di forza, per mettere al centro le rivendicazioni, le relazioni, i rapporti sociali in casa, a scuola, sui luoghi di lavoro, nelle istituzioni. La mobilitazione in Italia si è sviluppata ed è maturata grazie alla costituzione di percorsi tematici affrontati all’interno di assemblee plenarie, convocate all’indomani della grande manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne (26 novembre a Roma), nelle giornate del 27 novembre (Roma), 4 e 5 febbraio ( Bologna). I principi fissati dal movimento sono sintetizzati nel seguente pensiero: riconoscere i saperi femministi; coltivare un sapere critico verso le relazioni di potere fra i generi e verso i modelli stereotipati di femminilità e maschilità; non promuovere una generica politica delle pari opportunità ; fuoriuscire dalla violenza psicologica, fisica, socio-produttiva, socio-culturale attraverso il riconoscimento dei diritti, di un reddito di autodeterminazione, di una formazione alle differenze, di una comunicazione priva di stereotipi.

Anche a Palermo si è dato l’avvio, in preparazione dello sciopero globale dell’8 marzo, e con l’intento di proseguire oltre, ad un nuovo processo orizzontale e democratico di solidarietà, sorellanza, sostegno e alleanze trasversali tra differenti realtà femministe, femminili e soggetti LGBTQI , migranti etc. nell’ambito dell’assemblea “Insieme contro la violenza maschile sulle donne”, articolazione territoriale del movimento Non una di meno .

All’appello dell’assemblea palermitana, per un coordinamento delle iniziative, la nostra scuola ha aderito, mettendo in campo l’esperienza educativa elaborata in questi anni all’interno della formazione filosofica e storica, attraverso un lavoro sistematico e articolato, coniugato con l’osservazione quotidiana dei comportamenti maschili e femminili nel gruppo dei pari e dei ruoli che inconsciamente le ragazze sono spinte ad assumere, centrato sull’analisi delle cause strutturali che generano la subalternità alle figure maschili, la discriminazione esplicita e sottile, la prevaricazione taciuta e nascosta , la violenza di genere . I prodotti visibili di questo cammino lungo e paziente presentati e divulgati, annualmente, alle scuole e al territorio nelle iniziative del 25 novembre (Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) , del 14 febbraio One billion rising e dell’ 8 marzo, con narrazioni, reading, testi recitati, letture, danze, sono stati accolti, per far parte integrante del programma, dall’assemblea del movimento, dove chi scrive ha con forza sottolineato il ruolo della scuola come terreno ideale e luogo privilegiato per: a) la promozione di una cultura di genere orientata all’equità e al riconoscimento dell’altro; b)l’attivazione di percorsi di consapevolezza critica rispetto ai modelli culturali dominanti nella società; c)la valorizzazione delle differenze tra il maschile e il femminile; d)il raggiungimento della piena, sostanziale e non formale parità di diritti di cittadinanza degli esseri umani. Con i colori del nero e del fucsia e i simboli di Non una di meno, le matrioske, le alunne e gli alunni delle classi summenzionate , armate/i di cartelloni e di striscioni , in maniera festosa e partecipata, tra interviste, fotografie e slogan, hanno sfilato in corteo , con inizio da piazza Massimo, per raggiungere la splendida e suggestiva cornice di piazza Pretoria, eletta ad accogliere le performance artistiche, e non , nella varietà delle proposte .Vibranti e densi di pathos i testi recitati dalle alunne del liceo, preceduti dalle note e dal ritmo coinvolgenti e appassionanti di “Break the chain”, canzone e danza diventate inno delle donne che ballano per spezzare la catena della violenza e sigla iniziale e finale delle nostre iniziative. Nell’aria fredda della sera aleggiava la consapevolezza, incarnata nei volti e nell’orgoglio dello sguardo delle/dei ragazze/i di aver contribuito a rendere visibile e possibile una nuova pluralità di punti di vista, di modelli, esistenze differenti.