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Furti di carburante all’Ato Palermo 2, per gli inquirenti il capo era Giuseppe Pupella

Sette le misure cautelari, ma gli indagati sono circa cinquanta

MONREALE, 27 novembre - Qualcuno dei dipendenti dell’Ato non andava a lavorare e se ci andava si allontanava dal posto di lavoro con netto anticipo o sottraeva gasolio dai mezzi. Nel frattempo, però, i carabinieri ascoltavano e filmavano tutto.

La storia è andata avanti per circa due anni, da quando, nell’autunno del 2013, scoppiò il caso del furto di carburante, che portò pure a quattro arresti in flagranza di reato per altrettanti dipendenti, successivamente licenziamenti.
Due anni durante i quali i militari della Compagnia di Monreale hanno condotto le loro indagini, avvalendosi di intercettazioni telefoniche e di riprese video, sotto il coordinamento del pm Enrico Bologna. Tutto questo fino a ieri, quando, con la firma del Gip Roberto Riggio, hanno notificato sette provvedimenti di misure cautelari. Un numero, però, molto ridotto rispetto alle richieste iniziali che prevedevano manette, domiciliari ed altri provvedimenti restrittivi per quasi una cinquantina di soggetti.

Alla fine, però, nei guai sono finite sette persone: una messa i domiciliari e sei che, invece, tre volte a settimana dovranno presentarsi in caserma per firmare.
Ai domiciliari è finito Giuseppe Pupella 47 anni (nella foto), con alcuni precedenti penali, dagli inquirenti ritenuto il capo di un’organizzazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, al furto ed al peculato. Sarebbe stato lui, secondo quello che affermano i militari, a coordinare l’attività illecita con la quale sarebbero spariti più di 1.500 litri di carburante dai mezzi Ato, con la complicità pure di chi quei mezzi li riforniva in virtù della convenzione proprio con l’Alto Belice Ambiente, la società d’ambito che curava la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti per conto dell’Ato Palermo 2, prima del suo fallimento, avvenuto il 23 dicembre dell’anno scorso.

Ad intensificare le attività dei carabinieri è stato proprio il fallimento dell’Ato. I militari hanno voluto vederci chiaro su una serie di aspetti oscuri, cominciando proprio dalle presenze al lavoro, dai continui ammanchi di carburante, “allarmati” dagli eccessivi consumi dei mezzi. È per questo che hanno piazzato le telecamere all’Isola Ecologica di Aquino, dove con più facilità avvenivano i furti o le conversazioni più “interessanti” o hanno cominciato ad appostarsi nei punti strategici e pedinare coloro che ritenevano sospetti. I provvedimenti d ieri sono stati emessi “sulla base di specifiche ed inderogabili esigenze cautelari, dovendo salvaguardare dall’inquinamento probatorio i fatti oggetto d’indagine. Nello specifico, infatti, durante le attività investigative, il personale operante ha avuto modo di accertare numerosi tentativi finalizzati alla distruzione del materiale probatorio, come fogli di servizio e ulteriore documentazione”.