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Questione Ato Palermo 2, otto Comuni non presentano gli elenchi nominativi per il passaggio alla Belice Impianti srl

Ritengono ci siano elementi di "illegittimità" nella richiesta della curatela

PALAZZO ADRIANO, 16 aprile - Colpo di scena nella vicenda che riguarda il passaggio dei dipendenti dell'ex Ato Palermo 2 alla società di scopo "Belice Impianti srl": otto Comuni decidono di non presentare gli elenchi nominativi del personale interessato al transito societario.

La decisione è maturata oggi, nel corso di una riunione che si è tenuta a Palazzo Adriano e che si è conclusa con un documento con il quale gli otto sindaci non aderiscono alla richiesta del curatore fallimentare dell'Alto Belice Ambiente, Cristina Bonomonte, che aveva sostenuto la necessità di fornire gli elenchi con nome e cognome dei dipendenti per poter procedere al fitto del ramo d'azienda.
Ad aver detto di no alla richiesta sono stati i Comuni di: Prizzi, Palazzo Adriano, Campofiorito, Chiusa Sclafani, Giuliana, Bisacquino, Contessa Entellina e Camporeale.

La resistenza dei sindaci è motivata da quello che ritengono un "profilo di illegittimità" della scelta nominativa. Come dire: perchè tizio sì e caio no?. Il documento è stato indirizzato al presidente della S.S.R. Palermo Provincia Ovest , Filippo Di Matteo, al commissario straordinario dell'Ato Palermo 2 Giuseppe Taverna, al curatore fallimentare, Cristina Bonomonte ed all'assessore regionale all’Energia, Vania Contrafatto.

"I Comuni - scrivono i sindaci nella missiva - non possono provvedere ad individuare nominativamente i lavoratori che verranno avviati al lavoro, né tantomeno si può procedere alla esclusione ed in buona sostanza al licenziamento dei restanti lavoratori in quanto ciò comporterebbe un palese licenziamento collettivo in violazione alle disposizioni di legge".

Ma le perplessità degli otto sindaci riguardano pure i costi, tant'è che contestano "l’aspetto relativo alla definizione dell’ammontare del costo del servizio per i Comuni scriventi stante che, ancora una volta, quest’ultimo non viene determinato sulla scorta del criterio perequativo, adoperando invece criteri del centro di costo che penalizzano i Comuni minori a vantaggio dei Comuni con un maggior numero di cittadini utenti".

I sindaci, che hanno dato mandato all'avvocato amministrativista, Giuseppe Ribaudo chiedono la necessità di riaprire un nuovo tavolo tecnico, alla presenza di qualificati giuristi.
Adesso bisognerà vedere cosa succederà ai dipendenti inquadrati nei centri di costo degli otto Comuni, alla luce delle ripetute affermazioni del curatore fallimentare, Bonomonte, secondo la quale per i dipendenti non inclusi negli elenchi nominativi sarebbero scattate le procedure di licenziamento".