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Nessun investimento per i musei della Sicilia, il sistema dei beni culturali sprofonda sempre più

E questo malgrado la Regione abbia una legislazione all’avanguardia

PALERMO, 19 agosto - Mi piacerebbe vedere, senza con questo volere innescare alcuna sterile polemica, i tanti giornalisti che scrivono sui beni culturali, gestire un solo sito. Gestirlo senza soldi per il normale funzionamento a causa dei tagli che si sono succeduti a partire dal 2008 ad oggi.

Senza nemmeno un soldo per l'acquisto di divise, (il relativo capitolo di spesa è soltanto presente "per memoria" all'interno del bilancio della Regione Siciliana), necessarie sia per identificare gli operatori del settore, ma anche per elevare un'immagine regionale caduta sin troppo in basso. Servizi igienici che definirli tali è soltanto un eufemismo, dove manca di tutto: dalla pulizia alla carta igienica. Sale espositive senza climatizzazione per mancanza di risorse, sale che si trasformano in veri e propri forni sia per il personale che per il visitatore.

Qualche anno fa, all'interno della biblioteca centrale, si stavano perdendo manoscritti e pergamene, alcuni risalgono anche al dodicesimo secolo, perché l'amministrazione assessoriale non riusciva a trovare poco meno di tremila euro per mettere in moto l'impianto di climatizzazione necessario per creare il giusto microclima, atto a mantenere inalterato lo stato dell'arte dei preziosi beni culturali.

Un dato è certo: la regione Sicilia, in tema di beni culturali, ha davvero una legislazione all'avanguardia, nonostante le leggi istitutive siano datate e risalgono al 1977, LR n. 80 e al 1980, LR n. 116 e nonostante gli effetti applicativi della L.R. 10/2000 abbiano più volte minato tale legislazione. In Sicilia mancano gli investimenti strutturali (autostrade, ferrovie, etc.) per portare in brevissimo tempo il flusso turistico e non solo da una città a un'altra. In Sicilia manca una politica di valorizzazione territoriale che vada al di là della semplice conoscenza/fruizione/valorizzazione del sistema "beni culturali".

In Sicilia mancano gli investimenti per ammodernare i siti e rilanciarli su vasta scala. In Sicilia manca un programma di educazione permanente che dovrebbe coinvolgere sia i bambini a partire dalla scuola primaria, sia i giovani universitari, per fare conoscere, apprezzare e fare sentire propria l'arte e la storia di una terra millenaria come la nostra.

È del tutto evidente che senza investimenti e senza fondi per la gestione del quotidiano non si va da nessuna parte, neanche se a capo di un sito culturale si mette il miglior manager del mondo. È troppo facile scrivere sui direttori e sul personale; ciò fa presa immediata sull'opinione pubblica, fa vendere qualche copia in più, ma non risolve i veri problemi che sono alla base di un sistema, quello dei beni culturali, che sprofonda sempre più.