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Troppo pochi i fondi per i Beni Culturali in Sicilia, destiniamo ai siti i proventi degli stessi

Una via indicata dal codice nazionale dei Beni Culturali, che vale anche nell’Isola

MONREALE, 26 aprile – I proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso dei siti siano destinati ai medesimi siti, vincolandoli alla realizzazione di interventi per la sicurezza e la conservazione degli stessi. Quanto recentemente abbiamo avuto modo di leggere sul degrado della casa-museo Luigi Pirandello, non è il solo caso, ci fornisce l'occasione per approfondire alcuni aspetti interni al sistema regionale dei beni culturali e, contemporaneamente, formulare qualche proposta operativa per riformare un sistema, ormai sin troppo arcaico, nella sua gestione.

Necessita, innanzitutto, capire quali siano state le cause che hanno permesso di arrivare a tanto e se il dipartimento, nel corso dell'ultimo decennio, abbia operato al meglio per la salvaguardia di una migliore conservazione del patrimonio culturale siciliano. Il legislatore regionale, nel corso degli ultimi anni, ha destinato, alla manutenzione e alla conservazione dell'attuale sistema dei beni culturali, crescenti minori risorse destinando per il 2016, per le spese di funzionamento delle soprintendenze per i beni culturali, le biblioteche, i centri regionali e i parchi naturali, una dotazione finanziaria di 2.500.000 di euro, mentre per il funzionamento dei musei interdisciplinari e dei musei regionali una dotazione di 800.000 euro.

Non vi è dubbio alcuno: sono risorse risibili rispetto all'enorme patrimonio culturale posseduto dalla regione siciliana, comunque c'è da chiedersi quali siano stati i criteri che il dipartimento ai Beni Culturali ha utilizzato nel corso degli anni per assegnare queste risorse e quali criteri attualmente utilizza per destinare l'ammontare delle risorse ai singoli uffici centrali e periferici. Sarebbe interessante conoscere quali siano i tempi di assegnazione di tali risorse e se il dipartimento ai Beni Culturali possegga una banca dati contenente lo stato dell'arte del patrimonio culturale siciliano e le loro condizioni attuali. Sono osservazioni che reclamano risposte anche se si ha la consapevolezza che non sarà facile averle nel breve tempo. Nel frattempo, però, una proposta operativa, per cambiare l'attuale scenario e dare una svolta al sistema vigente, va formulata.

In Sicilia, si sa, paradossalmente si applica la normativa nazionale a convenienza, ovvero quando il legislatore regionale decide di recepirla. A volte persino di una medesima norma nazionale se ne applica una parte e se ne tralascia un'altra. Tutto ciò appare intollerabile. Infatti, nella considerazione che il codice dei beni culturali si applica su tutto il territorio nazionale nella sua interezza senza alcuna distinzione tra regione a statuto ordinario e quelle a statuto speciale, necessiterebbe che il legislatore regionale, anche con una semplice delibera di giunta di governo, deliberasse la regolamentazione di quanto prevede l'articolo 110 del codice dei beni culturali, in materia di incasso e di riparto dei proventi dalla vendita dei biglietti. Il codice dei beni culturali, proprio nell'articolo sopra richiamato, prevede che "i proventi derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso agli istituti ed ai luoghi appartenenti o in consegna allo Stato (quindi in Sicilia, in consegna alla regione siciliana) sono destinati alla realizzazione di interventi per la sicurezza e la conservazione dei luoghi medesimi".

Basterebbe destinare, almeno nella fase iniziale, una congrua percentuale di quanto riesce a incassare un sito, al medesimo sito. In questo modo, oltre alla manutenzione e alla conservazione del nostro patrimonio culturale, si produrrebbe una sorta di positiva competizione tra i siti medesimi nel ricercare modelli di valorizzazione del patrimonio culturale siciliano d'avanguardia. La migliore conservazione del sito, determinerebbe la sua maggiore valorizzazione e, con il coinvolgimento dei tanti operatori del settore turistico e del mondo universitario, ciò potrebbe significare un maggiore sviluppo territoriale, maggiori incassi e quindi migliori condizioni di conservazione dello stesso patrimonio culturale. Gli strumenti esistono, basterebbe parlare meno, basterebbe meno demagogia da parte del governo regionale, basterebbe fare, per conservare nel migliore dei modi il nostro patrimonio culturale e donarlo alle future generazioni.