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Beni Culturali, all’Oratorio dei Bianchi vige il detto: “Non aprite quella porta”

Il reperto ligneo varcato da Roberto il Guiscardo non è fruibile al pubblico

PALERMO, 17 maggio - L'Oratorio dei Bianchi è un edificio che si trova nel cuore della Kalsa. La Kalsa, quartiere sorto durante la dominazione araba, era la cittadella fortificata dove avevano dimora l'emiro ed i suoi ministri e ne conserva ancora il nome (Al-Halisah, l'eletta). L'Oratorio dei Bianchi dal 1987, ovvero da quando è stato acquistato e non del tutto restaurato dall'assessorato regionale dei Beni Culturali, non è ancora completamente visitabile. Si può visitare soltanto il primo piano dove sono già esposti alcuni arredi settecenteschi, una scultura attribuita al Marabitti e due statue marmoree: una attribuita ad Antonello Gagini e l’altra di Vincenzo Vitagliano.

Sempre al primo piano si trova una sala, allora destinata alle riunioni dei confrati dove spiccano le ricche decorazioni di Gaspare Fumagalli. Il piano terra, dove all'origine era sita la Chiesa della Vittoria, presenta gli stucchi serpottiani provenienti dal complesso delle Stimmate in un allestimento museografico che ne ricrea, ove possibile, la partitura espositiva originaria. In fondo all’aula è custodita l’antica porta lignea della Kalsa, chiamata Bab al Fotik, da cui, nel 1071, entrò Roberto Il Guiscardo, durante la conquista normanna di Palermo.

Purtroppo quest'ultima meraviglia unica al mondo che, con ogni probabilità, pochi conoscono è talmente ben custodita che nessun visitatore al mondo la può contemplare. Infatti, il piano terra dell'Oratorio dei Bianchi non è aperto al pubblico, perché zona ancora occupata da un cantiere, ma nella stanza dove sono custoditi gli stucchi serpottiani e dove trova posto anche la preziosissima porta, del cantiere nemmeno l'ombra. Anzi, se proprio quello che si vede dalla foto è un cantiere, sarebbe meraviglioso farlo fruire così come è: assurgerebbe a lezione di educazione permanente per le nuove generazioni.

Mi chiedo, cosa si aspetti a valorizzare e a promuovere la famosissima porta dove il normanno Roberto il Guiscardo, varcandola iniziò una dominazione che, con Federico II ebbe l'apice dello splendore, periodo federiciano caratterizzato da una forte attività legislativa, di innovazione artistica e culturale, volta a unificare terre e i popoli.
Non è tollerabile che questo meraviglioso bene culturale non possa essere contemplato da chiunque voglia visitarlo. Indispensabile fare qualcosa, affinché un bene culturale unico nel suo genere possa alimentare le menti delle future generazioni.