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“Quando avevamo la guerra in casa”, presentato oggi il libro di Mario Francese

Se ne è parlato alla facoltà di Giurisprudenza

PALERMO, 19 maggio – Un Mario Francese sconosciuto. Non quello delle inchieste di mafia, degli articoli profondi e sferzanti che davano tanto fastidio a Cosa Nostra, tanto da indurre questa ad eliminarlo. Il Mario Francese in questione è un giovanissimo reporter di guerra, diviso tra Palermo e Siracusa, raccontare le bombe che devastarono la Sicilia fino al 1943.

Se ne è parlato oggi nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza, dove è stato presentato il libro del cronista del Giornale di Sicilia ucciso il 25 gennaio ‘79, scritto assieme a Mario Genco, altra firma illustre della storia del quotidiano di via Lincoln. Il titolo del volume è: “Quando avevamo la guerra in casa”. L’appuntamento, moderato da Franco Nicastro, consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, rientrava tra gli eventi formativi, voluti proprio dall’ordine. Nicastro, tra l’altro, ha firmato anche la prefazione del libro, mentre Riccardo Arena, presidente regionale, ha curato la presentazione.

Dalle pagine, momenti di vita vissuta, descritti con la partecipazione emotiva propria del cronista, emerge già un giornalista che, benchè fosse ancora un ragazzino, sapeva come raccontare eventi, specie se drammatici e capaci di scavare l’esistenza degli uomini, come quelli bellici del secondo conflitto mondiale.
La stesura del testo risale al 1960 quando Francese, da poco assunto al Giornale di Sicilia, curò un inserto celebrativo realizzato dal quotidiano palermitano in occasione dei suoi cent’anni. Un testo scoperto quasi per caso sulle bancarelle di piazza Marina dal figlio Giuseppe, che adesso ha assunto la “dignità” di libro, in un momento, come ha ribadito l’altro figlio del cronista-martire, Giulio, oggi redattore del Giornale di Sicilia, in cui maggiore è l’esigenza di sottolineare il senso di rigetto della guerra, purtroppo sempre alle porte.
Dai racconti di Mario Francese emerge una Palermo che sotto le bombe solidarizza nelle catacombe-rifugio, che ha fame e che non può permettersi i viveri, che vive momenti drammatici, come quello, per esempio, del terribile bombardamento del 9 maggio ’43, quando gli aerei nemici oscurarono il cielo della città, provocandole danni che sarebbero rimasti visibili anche a distanza di decenni e soprattutto facendole piangere 1500 vittime.
“Un pezzo della storia di mio padre che mancava – ha detto Giulio – nel quale emerge il giovane Mario che assomiglia a quello che conosciamo delle inchieste di mafia. Un salto all’indietro nella storia di un uomo che ogni giorno sfidava la morte”.