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Precari della scuola, il 27 marzo parla la Corte di Giustizia Europea, sperano anche venti monrealesi

Tra i patrocinatori della causa gli avvocati monrealesi Walter Miceli e Fabio Ganci

ROMA, 18 febbraio - Per 140mila precari della scuola arriva il giorno della verità: il 27 marzo la Corte di Giustizia Europea deciderà se vanno assunti. Patrocinatori della causa, per conto del sindacato Anief, anche gli avvocati monrealesi Walter Miceli e Fabio Ganci.

Si tratterà di una tappa importantissima, probabilmente di approdo per un percorso tortuoso, iniziato nel 2010, con il quale i giudici europei potrebbero far considerare un abuso di precariato da parte dello Stato, che in Italia si attua nei confronti dei lavoratori che hanno svolto un impiego a tempo determinato, anche non continuativo, per almeno 36 mesi.

L'obiettivo è quello di far dichiarare illegittima l'assunzione reiterata nel tempo su posti vacanti e disponibili fino al 30 giugno o al 31 agosto di ogni anno scolastico. Fra i ricorrenti ci sono pure venti insegnanti precari monrealesi, che sperano ovviamente in un pronunciamento favorevole della Corte. Fiduciosi i legali dell'Anief, che ritengono che ci siano tutti i presupposti per una storica sentenza favorevole ai supplenti che hanno fatto ricorso. Anche se - e questo va sottolineato - una eventuale affermazione di fronte la Corte di Giustizia Europea non comporterà in automatico l'immissione in ruolo, ma dovranno comunque essere i giudici del lavoro italiani, adeguandosi alla decisione comunitaria, a pronunciarsi per i risarcimenti o le stabilizzazioni.

Le ragioni addotte dall'Anief erano state avallate prima dal giudice del tribunale di Napoli, Paolo Coppola, che ha sollevato la questione di pregiudizialità davanti alla Corte di Giustizia europea: di fronte alla richiesta di immissione in ruolo di una insegnante precaria con più di tre anni di supplenze, il magistrato ha deciso che la questione andava sottoposta ai colleghi europei. E la Commissione sovranazionale gli ha dato ragione, chiedendo infatti il giudizio del più alto organismo con sede a Lussemburgo, ritenendo che in Italia si è cercato di aggirare la direttiva Ue, "a vantaggio del datore di lavoro-Stato ed eliminando la possibilità conferita dall'Ordinamento interno di sanzionare l'abusiva reiterazione di contratti a termine".

"È dal 1970 - ricorda Marcello Pacifico - che l'Italia assume e licenzia in modo sistematico i docenti della scuola pubblica. Per questo motivo, la sentenza di Lussemburgo potrebbe diventare storica. Perché diamo per scontato che, in caso di pronunciamento favorevole, si apriranno le porte al ruolo per 140 mila docenti precari. In caso contrario, infatti, ogni sentenza potrebbe costare allo Stato una multa davvero esosa, anche di 8 milioni di euro".