Palermo, denunciati tre "pataccari": spacciavano "fondi di bottiglia" per gioielli preziosi

truffa gioielli

Fermati dalla Guardia di Finanza. Vittime del raggiro erano gli anziani

PALERMO, 17 luglio - Specializzati in truffe agli anziani cui proponevano l'acquisto di monili spacciati come gioielli di grande valore, sono stati scoperti e denunciati dal Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo.

Erano tre i truffatori in azione, fermati dai militari nel corso dei normali controlli in porto alle motonavi in arrivo. Erano appena sbarcati dalla nave di linea proveniente da Napoli: uno alla guida della propria auto, gli altri due a piedi senza bagagli al seguito. Ad insospettire le Fiamme gialle la dichiarazione dei tre di avere viaggiato separatamente, sebbene dalla lista d'imbarco risultasse che avevano condiviso la medesima cabina. Addosso avevano complessivamente 14 mila euro in banconote da 50 e 100 euro. In auto due anelli in oro bianco e rosso con brillanti incastonati, 78 brillanti, 45 sacchettini muniti di chiusura a clip adatti a contenere piccoli oggetti preziosi, oltre a diversi cartoncini plastificati, riportanti diciture in inglese, contenenti attestazioni di garanzia di originalita' dei preziosi ed una lente d'ingrandimento a scomparsa del tipo normalmente in uso ai gioiellieri.

I monili sono stati subito fatti analizzare da un esperto gioielliere, risultando tutti non autentici e di valore commerciale prossimo allo zero. I tre hanno spiegato che erano destinati alla creazione di braccialetti e collane da sorteggiare, unitamente agli anelli, in qualche riffa di quartiere. A tradirli i precedenti penali e di polizia esistenti a carico dei tre, responsabili di diverse truffe in varie localita' italiane, nei confronti di una dozzina di malcapitati (per lo piu' persone anziane pensionate) per un danno economico di oltre 15 mila euro.

Difatti, pochi giorni dopo il sequestro e' emersa la notizia di una truffa in via Mariano Stabile, a Palermo, costata 750 euro al solito anziano sventurato: i militari hanno rintracciato il truffato e gli hanno sottoposto diverse foto segnaletiche e l'anziano ha subito riconosciuto, con assoluta certezza, i tre fermati al porto, i quali nel frattempo si erano riorganizzati per rifarsi del bottino perduto. In base a un collaudato meccanismo, uno dei tre, di norma, recitando la parte dell'ufficiale di marina straniero (in genere, finlandese o svedese) che parla in inglese, tranne qualche parola in italiano utile all'adescamento, individua "per strada" la vittima ritenuta piu' idonea cui si rivolge per "chiedere informazioni" in un italiano stentato; ottenuta l'attenzione della vittima, l'ufficiale straniero viene raggiunto dal secondo complice che, ben vestito e dai modi garbati, passa di li' "per caso" e, fingendo di comprenderne la lingua, spiega alla vittima che lo straniero ha urgente bisogno di rintracciare una gioielleria nelle vicinanze presso cui vendere alcuni gioielli di famiglia che ha, ovviamente, al seguito, per recuperare, piu' o meno, 1.000 euro di cui ha necessita'.

Il complice, alla presenza della vittima, fornisce indicazioni sulla gioielleria in zona - che, di norma, in passato e' esistita davvero e, di recente, ha chiuso il proprio esercizio o magari si e' trasferita presso altro indirizzo - e si adopera per rintracciarne il numero di telefono; a questo punto viene contattato telefonicamente il presunto gioielliere - che in realta' e' il terzo complice - il quale giunge da li' a poco sul luogo per effettuare una valutazione degli oggetti preziosi, sempre in presenza della vittima, che rimane "incantata" dal loro "valore".

Terminata la "favolosa valutazione", il presunto gioielliere si allontana con un pretesto, lasciando la vittima in compagnia degli altri due complici; il secondo "attore", a questo punto, propone l'"affare" alla vittima, suggerendole un acquisto congiunto dei gioielli ad un prezzo ovviamente scontato rispetto alla precedente valutazione e poi, dopo essersi allontanato per pochi minuti tornando con una busta piena di contanti, riesce a convincere l'anziano a partecipare in "quota parte" al "business", facendogli sborsare meta' della somma pattuita con il sedicente ufficiale di marina che, a garanzia dell'autenticita' dei gioielli, consegna all'anziano oltre ai finti preziosi anche un fantomatico certificato da fotocopiare. Fatta la fotocopia l'anziano torna indietro per riconsegnare l'originale, ma al suo ritorno non trova piu' nessuno e, in quel momento, realizza di essere caduto in una trappola.

 

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