Il flop di visitatori al Complesso Guglielmo riapre il dibattito: occorre il biglietto unico

Da luglio a dicembre del 2015 solo 230 visitatori per 678 euro di incasso

MONREALE, 9 giugno – Un incasso di 678 euro per 230 visitatori: una media di 1,28 persone al giorno. Sono questi i numeri fatti registrare dal Complesso monumentale Guglielmo II nel corso del secondo semestre del 2015.

Cifre non proprio esaltanti per quello che, subito dopo il Duomo, rappresenta uno dei più prestigiosi edifici della città. Sulla questione, però, sulla quale Monreale News aveva lanciato l’allarme nello scorso mese di agosto, (leggi qui l’articolo) sono allo studio soluzioni per individuare delle vie d'uscita. Da tempo ormai, infatti, il complesso, un tempo sede del Convento dei Benedettini ed attuale Galleria civica d’Arte moderna, che si estende per ben 5mila metri quadri, sta accogliendo i lavori, le strumentazioni e le modalità di comunicazione emblematici di un museo moderno che – almeno sulla carta – dovrebbero focalizzare l'attenzione dei visitatori.
Video, animazioni 3D, gallerie fotografiche e schede di approfondimento scaricabili per i visitatori: un progetto ambizioso quanto impegnativo, rispetto al quale però, in considerazione dei numeri registrati al momento, sarebbe opportuno valutare anche opportune ed efficaci modalità di gestione.

Interventi tecnici e assai innovativi a parte, infatti, tutto ciò che sta all'ombra del Duomo se non risulterà inserito in un unico circuito, faticherà non poco per seguire le orme del successo solcate da un simile capolavoro che tutto il mondo ci invidia.
Un tentativo quindi il Comune deve farlo ed è quello di dialogare con la Curia e la Soprintendenza dei beni culturali, proprietaria del Chiostro, per il raggiungimento di un accordo trasversale che preveda l'emissione di un unico biglietto in grado di garantire al turista una visita congiunta del Duomo, del Chiostro e del Complesso monumentale.

Il patrimonio monumentale, tutelato anche dalla Costituzione, che milioni di turisti considerano il “petrolio d'Italia” richiede infatti la messa in pratica di iniziative lungimiranti e strategiche in grado di scongiurare ciò che sta accadendo anche nel resto d'Italia e cioè che a godere i frutti di questa ricchezza, ormai, sembra non essere chi la possiede ma chi ne ha avuto o, cosi come verosimilmente potrebbe accadere anche per il noto complesso monumentale di Monreale, ne avrà pezzi in concessione. Società, associazioni, apparentemente slegate fra loro, ma unite da scambi azionari e di amministratori.
Dopo vent'anni abbondanti di privatizzazione all'italiana chi può davvero sostenere che qualcosa si sia modernizzato? O che i nostri musei siano diventati luoghi per un turismo culturale più accogliente? Al contrario, si sono trasformati anche in turistifici di bassa qualità. Non sono più centri di produzione e redistribuzione della conoscenza come invece per il Louvre o il British Museum, ma fatiscenti “discount della bellezza”, proni ad un turismo mordi e fuggi.