Quelle cene a San Martino delle Scale con il capitano D’Aleo

Attilio Bolzoni, inviato di “Repubblica”, ci racconta il suo rapporto con l’ufficiale ucciso

MONREALE, 12 giugno – Erano buoni amici. Due ragazzi ai quali piaceva trascorrere assieme tanti momenti di convivialità e di goliardia. L’amicizia tra i due però durò poco. Colpa del piombo col quale Cosa Nostra ne fece fuori brutalmente uno.

I ragazzi erano il capitano dei carabinieri, Mario D’Aleo, comandante della Compagnia di Monreale ed Attilio Bolzoni (nella foto), allora giovane cronista di Repubblica, oggi inviato di punta del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, certamente una “prima firma” nel panorama nazionale per quel che riguarda i fatti di mafia.

Mario ed Attilio erano amici e non era infrequente vederli a cena assieme, magari a San Martino delle Scale, dove l’ufficiale aveva costituito una sorta di quartier generale quando c’era da stare in mezzo alle persone più vicine a lui, magari, se il caso, anche per far baldoria e farsi quattro risate. “Come quando – racconta Bolzoni a Monreale News – prendevano in giro quell’ufficiale dei carabinieri che aveva paura di salire sull’elicottero, mentre D’Aleo era spesso assieme agli elicotteristi. Lo ricordo ancora, Mario: un ragazzo simpaticissimo ed affettuoso, ma spesso solo, proprio come ragazzo. Il nostro rapporto andava al di là del rapporto di lavoro. Eravamo giovani e dividevamo tanti momenti. Era un ragazzo molto diverso da Emanuele Basile, che era più strutturato come uomo, forse perché già sposato e padre di famiglia”.

Poi quella sera del 13 giugno 1983 arrivò quella terribile notizia: tre carabinieri uccisi ed uno era il capitano D’Aleo, assassinato assieme ai suoi collaboratori l’appuntato Giuseppe Bommarito e il carabiniere Pietro Morici. “Fu una notizia terribile – ricorda Bolzoni – arrivai sul posto in via Scobar, il luogo della strage e quella fu l’ultima volta che vidi Rocco Chinnici, che da lì a poco fu ucciso anche lui. Fu una vera e propria tragedia, che aveva un solo messaggio, un messaggio chiaro: nessuno doveva mettere il naso negli affari dei corleonesi”.

Domani il capitano D’Aleo e gli uomini che morirono con lui saranno ricordati con una sobria cerimonia, così come succede ogni anno. Se si escludono Monreale e Palermo, però, non è che altrove il ricordo di quel sacrificio sia particolarmente sentito. “No, purtroppo – commenta amaro Bolzoni – Mario D’Aleo è un ‘morto dimenticato’ e la cosa mi addolora molto. Qualche anno fa, durante una manifestazione dei black bloc, la lapide che ricordava il sacrificio di D’Aleo nel quartiere San Giovanni fu distrutta. Quella volta mi diedi mille colpe: forse non abbiamo fatto capire ai giovani il perché di quell’omicidio e di quella vite spezzate per la giustizia”.