Amarcord, il ''Chiostro d’Oro'' del 1958

La ricostruzione di una prestigiosa manifestazione canora dell’epoca

MONREALE, 26 giugno – Negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, il “Chiostro d’Oro” di Monreale era una delle manifestazioni canore più seguite e di maggiore notorietà in Sicilia.

In particolare, vogliamo qui ricordare l’edizione del 1958, la cui conduzione venne affidata a un giovane, promettente e ambizioso presentatore: Giuseppe Raimondo Vittorio Baudo. All’epoca, quello che diverrà poi il “Pippo nazionale” aveva solo 22 anni ed era uno studente universitario di buona famiglia (suo padre era un affermato avvocato) con la passione per la musica e lo spettacolo.
Ecco il resoconto dell’evento pubblicato nell’ottobre di quell’anno sul periodico “Monreale Nostra”, fondato e diretto da Damiano Manno:

Il Chiostro d’Oro ed. 1958, anche quest’anno si è svolto nel suggestivo ed incantevole scenario della “Terrazza Belvedere”: località amena che offre tutto in una sola panoramica visione: cielo, mare, monti e l’immensa distesa del sottostante verde della “Conca d’Oro”.
Presentatore gaio e ricco di verve l’ottimo Pippo Baudo.
Ventiquattro le canzoni concorrenti, eseguite con molta bravura dal quartetto della Rai-Tv di Catania, diretta da Nino Lombardo.
Tredici i cantanti in appassionata competizione, due i complessi dilettantistici.
I cantanti: Nunzio Favarò, Saverio Giaconia, Giuseppina Pipitone, Gaspare Scibilia, Anna Reina, Filippo Bentivegna, Toni Pandolfo, Francesco Di Giovanni, Liliana De Luca, Giovanni Paternostro, Antonino Madonia, Carlo Tringali e Italia Randisi.
I complessi: The Magic Band e Moon Light.
Nella ribalta del “Belvedere”, addobbata con sfarzo e senso artistico, si sono avvicendati i tredici cantanti, ciascuno dei quali ha saputo meritare l’entusiasmo dei presenti.
Molto applaudita la partecipazione straordinaria del tenore Vincenzo Dominici, il quale, accompagnato dal maestro Francesco Pellegrino, ha bene interpretato la canzone “Munriali turistica città” di Vincenzo Vitale.
Notevolmente ammirate le canzoni inedite: “Serenata alla mamma lontana” di Ignazio Sgarlata, cantata da Paternostro; “Intimamente” di Saro Pepe e Renzo Di Giovanni, cantata da Saverio Giaconia (Chiostro d’Argento 1957); “Picciuttedda sapurita” del maestro Pellegrino su versi di Kuros, cantata da Toni Pandolfo.
A suon di musica e di belle voci la serata è corsa velocemente al suo epilogo.
La giuria di esperti, integrata da 5 elementi del pubblico, ha infine decretato i seguenti risultati: “Chiostro d’Argento 1958” al corleonese Giovanni “Gino” Paternostro (nella foto con Pippo Baudo); 2a Italia Randisi, 3° il complesso “The Magic Band” di Carini, 4° ex aequo Anna Reina e Saverio Giaconia, 5° Nunzio Favarò.
A tutti sono stati offerti diplomi e medaglie d’argento ricordo, nonché regali di alcune ditte di Palermo, Monreale e Corleone.
A Paternostro e alla Randisi, rispettivamente primo e seconda classificata, è stato dato in premio un’artistica e fine incisione in oro del Chiostro dei Benedettini, nonché una coppa d’argento.
La giuria degli esperti, che precedentemente aveva laboriosamente lavorato per presentare al pubblico 15 cantanti scelti da una rosa di 60 concorrenti, era così composta: maestro Franco Rossitto, presidente; maestro Francesco Gorgone, v. presidente; maestro Carmelo Castronovo, concertatore della banda musicale di Monreale; dott. Bruno Ridulfo, presidente diocesano della Gioventù Italiana di Azione Cattolica; Vito Mannino, segretario regionale del Centro Turistico Giovanile; maestro Vincenzo Saladino, compositore e direttore di orchestra; sig.na Maria Corbo, pianista; prof. Salvatore Giambanco, compositore; Damiano Manno, giornalista, segretario.
Subito dopo la premiazione effettuata dal cav. Angelo Scalici, assessore al turismo, che per l’occasione rappresentava anche il sindaco, la villa belvedere che era gremita all’inverosimile, si andava lentamente spopolando.
In ogni angolo intanto si continuava a sentire il piacevole eco di dolci melodie che (divino potere della musica) inebriano lo spirito e sciolgono le pene del cuore senza pace.