“SalvaNapoli”, manca il numero legale al momento del voto, si replica stasera

Quattordici in aula al momento del voto, anche il Pd fra chi ha abbandonato

MONREALE, 12 gennaio – Il disco verde, a meno di clamorosi sconvolgimenti, dovrebbe arrivare stasera, quando per approvare la richiesta di adesione alla legge “SalvaNapoli”, l’amministrazione comunale avrà bisogno di una maggioranza “ridotta”, così come prevede il regolamento consiliare in regime di prosecuzione della seduta.

Ieri sera, dopo quasi tre ore di dibattito, riprese in diretta dalla telecamera di Monreale News, al momento del voto sono mancati i numeri. Un “dejà vu” consueto quando proprio i numeri non sono di conforto. Solo quattordici coloro che hanno espresso il loro voto, a fronte dei sedici necessari. Tredici i sì, uno solo il no, quello del consigliere di Forza Italia, Giuseppe Guzzo. Tutti gli altri hanno preferito abbandonare l’aula mentre era in corso la chiama del presidente Giuseppe Di Verde. Fra questi anche i consiglieri del Partito Democratico (con l’esclusione di Ignazio Davì, unico a votare favorevolmente alla richiesta di adesione alla legge che potrebbe “salvare” Monreale dal dissesto senza subordinare il proprio voto alla richiesta di dimissioni del sindaco in caso di eventuale scioglimento del Consiglio, come invece avevano chiesto i suoi colleghi di partito).

Su questo punto, come Monreale News aveva anticipato ieri pomeriggio, il Pd era stato chiaro: voteremo sì alla “SalvaNapoli”, ma se l’adesione dovesse comportare lo scioglimento del Consiglio comunale vogliamo che il sindaco sottoscriva le proprie dimissioni. Una posizione manifestata dal capogruppo Sandro Russo e ribadita dal segretario cittadino Manuela Quadrante, alla quale, però, Davì non ha voluto sottostare.

Il Pd, in pratica, è come se avesse fiutato il “trappolone”. Della serie: se non ottemperiamo all’obbligo di dichiarazione del dissesto, ce ne andiamo a casa, lasciando campo libero a Capizzi che governerebbe senza il controllo del Consiglio. Sarà stata questa, verosimilmente, la valutazione che hanno fatto i Dem prima di presentarsi in aula. Per il resto, le posizioni si erano ben delineate: Capizzi ha potuto contare sul supporto della sua lista, ma anche su quello di Pippo Lo Coco (Liberi per Monreale).

“Ci siamo interrogati, ci siamo tormentati – ha detto Capizzi al momento di presentare la delibera al Consiglio – e riteniamo che sia una possibilità nella quale il Comune di Monreale rientri perfettamente, dal momento che oggi non siamo ancora in dissesto. Se c’è una possibilità, gli uffici e l’organo politico hanno un dovere: quello di tentare. Per questo chiediamo al Consiglio comunale di manifestare la volontà di aderire a questa legge. Un atto che non ha un colore politico e che con grande coraggio sta arrivando in Consiglio comunale. È l’unico modo per evitare il dissesto. Poi ci sarà da riscrivere il piano. Anche quello non avrà un colore politico, ma sarà un piano per la città, che potrà essere condiviso, con una cabina di regia, a cominciare dalla commissione Bilancio. È un tentativo che deve essere fatto per la città di Monreale, anche se si tratta di un primo passaggio che non esaurisce il processo. In 45 giorni, infatti, dovremo redigere un piano credibile che possa convincere la Corte dei Conti”.

“Perché quando abbiamo cercato di dare consigli il sindaco non li ha ascoltati? – ha detto dal canto suo Giuseppe Guzzo, l’unico a manifestare il proprio dissenso in maniera tangibile, cioè votando contrario. Questo mi sembra un tentativo di salvare coloro che questo dissesto lo hanno provocato: sindaco in primis, uffici amministrativi e quindi il segretario generale e la giunta. Mai visto un assessore tecnico, non abbiamo visto figure competenti e di garanzia, ma merce di scambio, teatrini del Pd. La verità è che questa amministrazione non ha la capacità di portare il Comune fuori dalla crisi finanziaria. Sono pertanto contrario ad attivare la nuova procedura. Lasciamo il timone ai commissari”. Appuntamento quindi a stasera, quando i numeri dovrebbero sorridere a Capizzi. Poi però, l’opera sarà soltanto all’inizio e non sarà affatto facile, come ha confermato lo stesso segretario generale, Domenica Ficano.

“Questo ufficio finanziario – ha detto il segretario, tra lo stupore dei presenti – nel termine di 45 giorni un piano di rimodulazione non lo può fare, perché poteri soprannaturali non ne ha. Se l’amministrazione vorrà andare avanti, vada avanti. Il mio obbligo, da dirigente era quello di portare la proposta proprio per non essere accusata di dare al Consiglio comunale la possibilità. Dopo di che il mio obbligo è finito”.

Probabile, quindi, per non dire sicuro, che proprio su questo argomento, si aprirà un altro dibattito condito dalle immancabili polemiche.