Il falso concetto di invasione offusca i reali problemi del Paese

fumetto di Michele D'Amico

A tutti coloro che pensano che sia in atto un’invasione di orde barbariche, a tutti quelli che parlano e scrivono di un’Europa africanizzata, rispondo che sono tutte sciocchezze. La propaganda leghista ha colpito e pervaso la mente di una massa sempre più numerosa di uomini e donne, facendo intendere loro che è in atto un’invasione africana.

La propaganda leghista alimenta il proprio potere, accrescendolo di giorno in giorno, con ciò che non esiste. I numeri di uomini affamati, pericolosissime donne incinte e di bambini, che riescono ad approdare armati di nulla sono facilmente individuabili e nella loro aridità parlano chiaro. Basta osservarli. Esseri umani che, nel tentativo di partecipare all’invasione africana, non riescono ad attraversare il canale di Sicilia e morendo hanno il loro triste giorno di gloria, fra l’ignavia di buona parte di un popolo riottoso, silenzioso e a tratti compiacente.

I pentastellati, nonostante abbiano il doppio di propri rappresentanti in Parlamento, non riescono a fermare l’avanzata della propaganda leghista e arrancando rimangono chiusi in un angolo non sapendo come uscirne. Nessuna idea politica. Non resta che subire. Il vento del cambiamento non soffia più. Si può ben comprendere che in tempo di bonaccia le vele, armate di buone intenzioni e che avrebbero dovuto cambiare il mondo, non vengono più alimentate. Del famoso strumento Rousseau si sono perse le tracce, forse non funziona più, ma tanto a cosa potrebbe servire in tempo di calma cerebrale piatta?
I pentastellati, continuando di questo passo, si avviano sempre più a emulare una forza politica che nacque subito dopo la seconda guerra mondiale e che scomparve nel giro di un triennio. Portava avanti istanze legate fondamentalmente all’antipolitica, anti comuniste, in polemica con il fascismo e con i partiti antifascisti: il Fronte dell’Uomo Qualunque.

A me sembra che tanta gente abbia perso la testa se solo pensa che il problema dell’Italia siano i migranti. È in atto una manipolazione per il misero tornaconto di qualcuno che continua a gettare benzina sul fuoco della crisi per creare un forte legame tra la questione socio-economica e la questione migratoria.
Al di là della propaganda o della campagna elettorale permanente a cui tutte le forze politiche ci hanno abituato negli ultimi 25 anni, (alternanza tra governi di centro destra e di centro sinistra, qualche governo tecnico con una grande ammucchiata di centro destra e centro sinistra e adesso la coalizione leghista pentastellata), c’è da chiedersi quali siano le reali esigenze dell’Italia.

Innanzitutto, persiste una grande differenza strutturale tra nord e sud che appare sempre più incolmabile, quindi è indubbio che in tutto il Paese, più al sud che al nord, vi sia una crisi di lavoro e di sviluppo delle imprese. Dare lavoro alle persone e permettere alle imprese di crescere dovrebbero essere le prime due priorità. A questo punto dovremmo chiederci: se da domani non avessimo più immigrati e Ong, gli italiani starebbero meglio? Avrebbero tutti un posto di lavoro per guardare con serenità al proprio futuro? Queste sono le materie su cui essenzialmente ci si dovrebbe concentrare. In Italia, invece, si continua a parlare di barche di immigrati, di una invasione che non esiste e del sesso degli angeli. Il vero problema non è l’immigrato, bensì la totale assenza di uno Stato in grado, non tanto di garantire sicurezza, ma di offrire integrazione e speranza a tutti.

Tanti miei amici siciliani, parecchi con una bella testa, sembrano averla persa ancor più. A loro desidero ricordare che la nostra Isola è stata da sempre il crogiolo di tante dominazioni e di tanti apporti provenienti dall’esterno felicemente e originalmente ben metabolizzati; le opere d’arte e i beni culturali presenti in tutta la Sicilia ne sono una indiscussa testimonianza e una ricchezza, non solo per noi, ma anche per le future generazioni. Personalmente, posso certamente sbagliare, non credo che l’Italia possa ripartire con la chiusura dei porti, da qualche giorno anche e persino alla Marina militare italiana che, svolgendo la propria attività e trovandosi in mare, salva per caso esseri umani.

Mettiamo da parte l’odio verso il prossimo che sempre più prepotentemente emerge in ogni discussione pubblica e riportiamo al centro della nostra esistenza l’etica. L’etica questa sconosciuta che, in un mondo globale che ha deciso di adottare il danaro come unità di misura generalizzata, è stata abbandonata rendendo sempre più disumana la società contemporanea.
La chiusura dei porti è una soluzione del tutto inutile ed inefficace a dare risposte ai cittadini, con in più il danno, per l’intero Paese, di una emarginazione sempre crescente nel consesso politico europeo, specialmente quando si disertano, nei luoghi deputati, incontri che in linea teorica potrebbero portare a soluzioni condivise.