Inchiesta sul voto di scambio: la Procura chiede il rinvio a giudizio per quattro politici

L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 19 novembre. Tra gli indagati anche Nino Dina

PALERMO, 11 ottobre – Sarà l’udienza preliminare, fissata per il 19 novembre, a stabilire se e quanti tra i 31 indagati nell’indagine su voto di scambio, che vede coinvolti, tra gli altri, i politici Nino Dina, Roberto Clemente e Franco Mineo dovranno essere rinviati a giudizio o prosciolti.

L’indagine che coinvolge Dina, Clemente e Mineo, accusati di corruzione elettorale e Giuseppe Bevilacqua di scambio politico mafioso, è nata quattro anni fa, quasi per caso e adesso è arrivata al punto della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura.

L’avvio è datato 2011, quando la Guardia di Finanza intercettava le telefonate di Calogero Di Stefano, di Giuseppe Antonio Enea, mafiosi di Tommaso Natale, poi finiti in carcere e fu allora che l’attenzione degli inquirenti si spostò su Giuseppe Bevilacqua, considerato figura centrale dell’inchiesta “Agorà”. Durante quelle intercettazioni, quei mafiosi parlavano di Bevilacqua che si vantava mentre raccontava dei suoi trascorsi politici e della capacità di raccogliere i voti necessari nel 2007 per diventare consigliere della circoscrizione che comprende i quartieri Arenella, Vergine Maria, Pallavicino, Tommaso Natale, Sferracavallo, Partanna Mondello e Mondello.

A seguito delle indagini, lo scorso mese di maggio furono eseguite cinque ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal Gip presso il Tribunale di Palermo che, dopo appena due giorni, venute meno le esigenze cautelari, portarono alla revoca dei domiciliari per Nino Dina, Roberto Clemente e Franco Mineo.

Adesso, ad indagini concluse, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per gli imputati che secondo il procuratore aggiunto Vittorio Teresi e i sostituti Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Francesco Del Bene, sarebbero coinvolti in una presunta compravendita di voti. Secondo la Procura sarebbero stati dati soldi, posti di lavoro in strutture private e incarichi in cambio della promessa del sostegno elettorale in occasione delle ultime elezioni regionali e amministrative.

In tutto questo la squallida vicenda dei sacchetti della spesa, che anziché finire nella case dei bisognosi, servendosi dell'associazione Giu. Gio e con la complicità di Marcello Macchiano, dipendente dello stesso Banco, sarebbero finiti sugli scaffali di un capannone a Bagheria, per essere venduti in nero a svariati commercianti. Una procedura che – affermano in Procura – sarebbe avvenuta ad opera di Bevilacqua e della compagna Anna Ragusa che avrebbero venduto quelle derrate al prezzo di due euro, anziché far sì che venissero distribuite gratuitamente agli indigenti (i sacchetti provenivano dal "Banco delle Opere di Carità”, incaricato dall'Agenzia Governativa per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) di distribuire le derrate alimentari acquistate con i finanziamenti dell'Unione Europea). E i proventi di questa distribuzione, sarebbero serviti per le spese personali di Bevilacqua, comprese quelle delle ricariche telefoniche.

L'udienza preliminare, come detto, è stata fissata per il prossimo 19 novembre. In quell'occasione il giudice dovrà decidere se mandare o meno sotto processo le trentuno persone, compresi i quattro politici coinvolti.

Questo l'elenco completo degli indagati: Giuseppe Bevilacqua, Teresa Bevilacqua, Carmelo Carramusa, Salvatore Cavallaro, Pietro Cosenza, Giusto Chiaracane, Roberto Clemente, Nino Dina, Calogero Di Stefano, Vincenzo Di Trapani, Onofrio Donzelli, Giuseppe Antonio Enea, Enzo Fantauzzo, Antonino Fiorentino, Natale Giuseppe Gambino, Leonardo Gambino, Giuseppa Genna, Angelo Guercio, Salvatore Ingrassia, Marcello Macchiano, Salvatore Machì, Agostino Melodia, Giuseppe Monteleone, Francesco Mineo, Domenico Noto, Anna Brigida Ragusa, Salvatore Ragusa, Pietra Romano, Michele Giovanni Scannaliato, Ferdinando Vitale, Salvatore Zagone.