Avevano tentato di rapinare l’ufficio postale di via Aldo Moro, tre palermitani arrestati dai carabinieri

Il tentativo era fallito grazie all’intervento di un carabiniere libero dal servizio. IL VIDEO e LE FOTO

PALERMO, 14 novembre – Nelle prime ore della mattinata i Carabinieri della Compagnia di Monreale hanno dato esecuzione a tre misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, tutti palermitani, resisi responsabili di una tentata rapina presso l’Ufficio Postale di via Aldo Moro di Monreale (leggi qui l'articolo) e di una rapina ad un supermercato di via Beato Angelico di Palermo, entrambe a mano armata e commesse nella stessa giornata del 22 luglio 2016.

Si tratta, in particolare, di Vincenzo Chiofalo, ventiquattrenne, Francesco Quartararo, venticinquenne e Umberto Milazzo, ventottenne, tutti di Palermo.
Le indagini, svolte attraverso l’analisi dei filmati dei sistemi di video sorveglianza, attività tecniche d’intercettazione, servizi di osservazione e di pedinamento, hanno permesso di accertare le responsabilità dei tre componenti della banda che, a vario titolo, hanno messo a segno i due colpi sopra indicati.
Più precisamente, i carabinieri hanno riscontrato che il 22 luglio 2016, alle ore 17 circa, Chiofalo, Quartararo e Milazzo, servendosi di una Smart di proprietà di un loro conoscente, hanno dapprima tentato di rapinare l’Ufficio postale di Monreale, non riuscendo nel loro intento grazie al proditorio e coraggioso intervento di un Carabiniere libero dal servizio il quale, occasionalmente presente in quell’Ufficio postale assieme alla moglie e alla figlia minorenne, non ha esitato ad affrontare i rapinatori, riuscendo a costringerli a darsi alla fuga.

Gli stessi, tuttavia, evidentemente non soddisfatti per il mancato bottino, si sono subito dopo diretti presso il supermercato di Palermo, dove sono riusciti questa volta a mettere a segno il colpo, portando via un incasso di 225 euro.
Dalla visione delle immagini di alcune telecamere installate sull’itinerario percorso dall’autovettura utilizzata dai malviventi e anche grazie alle testimonianze di alcuni cittadini che si trovavano nei pressi dell’ufficio postale di Monreale, i militari dell’Arma sono riusciti a risalire al proprietario dell’auto che è indagato per favoreggiamento.
Il veicolo è stato ritrovato, solo dopo alcune settimane, nelle vicinanze dell’abitazione del proprietario semi smontato. Nel corso dell’ispezione del mezzo, è stata trovata un’intercapedine sotto la pedana poggia piedi del lato passeggero dove, con ogni probabilità, era stata occultata l’arma durante gli spostamenti tra gli obiettivi per non essere scoperta in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine.

Più che paradossale, invece, la posizione di Umberto Milazzo che, in permesso premio dal carcere, dov’è tuttora detenuto per reati dello stesso genere, si era unito alla banda per commettere le rapine. Ad incastrarlo le immagini delle telecamere del Commissariato “Zisa-Borgonuovo” dove, poco prima, si era presentato con gli stessi indumenti che aveva durante la commissione dei delitti, per ottemperare all’obbligo di firma.
Si è potuto risalire a Vincenzo Chiofalo grazie all’analisi dei contatti telefonici da lui avuti prima e dopo con gli altri indagati. Infine, qualche minuto prima della seconda rapina, il telefono di Chiofalo ha agganciato proprio il ponte ripetitore del supermercato.
Francesco Quartararo, detto “Sciacallino”, era l’autista della Smart; nelle settimane successive al 22 luglio 2016, il proprietario dell’auto lo ha contattato più volte perché voleva che gli venissero risarciti i danni arrecati alla sua autovettura.

L’attività d’indagine ha consentito di accertare che i malfattori si sentivano sicuri di non poter essere scoperti, tra l’altro, proprio per aver utilizzato una Smart in tre, quando questa è omologata soltanto per il trasporto di due persone; in particolare, in una conversazione telefonica, parlando del carabiniere intervenuto, veniva detto che lui al massimo avrebbe potuto prendere il numero di targa, senza però accertare quanti fossero all’interno dell’auto.
Le perquisizioni delegate dall’autorità giudiziaria hanno consentito, infine, di rinvenire e sequestrare gli indumenti utilizzati durante le rapine, nonché i telefoni cellulari dei rei e una pistola giocattolo, verosimilmente utilizzata per mettere a segno i colpi.