San Cipirello, deve scontare sette anni per estorsione pluriaggravata: arrestato Giovanni Simonetti

Si tratta di una condanna definitiva

SAN CIPIRELLO, 18 giugno – Quando i carabinieri della Stazione di San Cipirello ieri si sono presentati presso il suo terreno, Giovanni Nicola Simonetti, 61enne, del luogo, ha immediatamente compreso che per lui si stavano aprendo le porte del carcere. All'"Ucciardone" di Palermo dovrà scontare la pena di sette anni di reclusione per estorsione pluriaggravata.

La Corte di Cassazione il 15 giugno scorso ha infatti rigettato il ricorso presentato da Simonetti contro la sentenza del 29 novembre 2010 della Corte d’Appello di Palermo, che pertanto è divenuta esecutiva, e che lo condannava a sette anni di reclusione per il reato di estorsione continuata aggravata commessa a San Giuseppe Jato e a San Cipirello fino al dicembre 1994.

Simonetti, in sintesi, è stato condannato definitivamente, in quanto ritenuto colpevole di aver fatto da intermediario tra due imprenditori edili del luogo, vittime di diversi danneggiamenti a mezzi meccanici, e gli esponenti dell’allora famiglia mafiosa di San Cipirello e del Mandamento di San Giuseppe Jato, ricevendo dai due imprenditori la somma complessiva ammontante a 180 milioni di vecchie lire.

Nel capo di imputazione della sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Palermo nel 2009 si leggeva infatti che il SIMONETTI era ritenuto responsabile del delitto di estorsione pluriaggravata perché:

«in concorso con Brusca Enzo Salvatore, Brusca Giovanni, Agrigento Giuseppe e Monticciolo Giuseppe e previo accordo tra loro e con Balsano Giuseppe, deceduto, (…), mediante minaccia derivante dalla forza di intimidazione del vincolo associativo, consistita nel cagionare numerosi danneggiamenti a mezzi meccanici degli imprenditori M.I. e M.V. ed all’abitazione di quest’ultimo in data 12.12.1994 ove era collocato e fatto esplodere un ordigno esplosivo che distruggeva la porta di ingresso, costringevano M.V. a versare la somma di 180 milioni rispetto alla richiesta inziale di 200 milioni, materialmente consegnati a Simonetti Giovanni da M.I. nell’importo di 30 milioni e da M.G. nella cifra di 150 milioni, nonché con l’accordo di versare ogni mese la somma ulteriore di 5 milioni, procurandosi un ingiusto profitto con altrui danno».  

Dopo le formalità di rito Simonetti è stato tradotto presso il carcere Ucciardone di Palermo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.