L'ex presidente dell'Ato, Lea Giangrande condannata per la vicenda dell'Isola ecologica

4 mesi (pena sospesa), più risarcimento danni

MONREALE, 20 dicembre – Il Tribunale di Palermo, sezione staccata di Monreale, ha condannato l'ex presidente dell'Alto Belice Ambiente SpA, Lea Giangrande alla pena di 4 mesi di reclusione (sospesa) per la vicenda dell'Isola Ecologica di Aquino.

La signora Giangrande è stata condannata anche a 4.000 euro di ammenda, nonché al risarcimento dei danni ai condomini degli edifici attigui, che si erano costituiti parte civile. La quantificazione di questi avverrà in sede civile. La vicenda ha preso il via diversi anni fa, quando Lea Giangrande era presidente della società d’ambito, a seguito delle lamentele di alcuni cittadini che risiedevano nei pressi dell’Isola Ecologica di via Ponte Parco, 15 ad Aquino. Questi, infatti, sostenevano che l’attività avvenisse in assenza delle previste disposizioni di legge, lamentando, inoltre, cattivi odori derivanti dall’attività dell’Isola e fastidiosi rumori notturni a causa degli automezzi che venivano avviati a partire dalle 4,30 del mattino.

Il giudice Maurilio Alfano, che ha emesso la sentenza, non ha tenuto conto delle istanze presentate dall’avvocato Giuseppe Botta, difensore della signora Giangrande, che si sono racchiuse essenzialmente nel fatto che l’attività legata all’Isola non era soggetta ad autorizzazione e che l’Isola, inoltre era preesistente all’elezione della Giangrande alla carica di presidente del CdA (ed anche successiva). La difesa del legale ha sottolineato come la gestione amministrativa non fosse di pertinenza della signora Giangrande, ma dei funzionari: nello specifico di un direttore tecnico esterno nominato in virtù di appositi contratti, che prevedevano l’assunzione di qualsiasi responsabilità da parte del direttore.

«Ho svolto la mia attività nella più totale buona fede – fa sapere l’ex presidente – demandando ai tecnici gli atti di loro competenza. Se avessi saputo, avrei chiuso l’Isola, creando,con questo, un notevole danno all’ambiente. Mi chiedo, però, come mai gli abitanti non hanno sollevato il caso prima quando nel sito c’era un mangimificio che creava cattivi odori?».

«La mi assistita si reputa assolutamente innocente – fa sapere l’avvocato Giuseppe Botta – Non conosciamo le motivazioni della sentenza, ma anticipiamo che la sentenza sarà impugnata, poiché presenteremo ricorso in appello».