Era accusata di furto di energia elettrica, ma il giudice la assolve

Protagonista una donna di 70 anni: non ha commesso il fatto

PALERMO, 21 marzo – Era stata accusata di furto di energia, manomettendo il contatore. Il giudice, però, l'ha assolta per non aver commesso il fatto, mettendo fine ad una vicenda durata più di quattro anni.

È ciò che è successo a M.G., una donna di 70 anni, che si è vista dare ragione dal tribunale penale di Palermo, quarta sezione penale, venendo così scagionata dall'accusa di di furto di energia elettrica con le aggravanti dell’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio ed utilità e per aver usato violenza sulle cose.
La sentenza di assoluzione è arrivata nonostante l'accusa avesse chiesto per la donna una condanna ad un anno e due mesi di reclusione, accogliendo quindi la richiesta di assoluzione formulata dai difensori della signora, Manlio Di Miceli ed Angelo Malizia, dello studio “Di Miceli, La Corte, Malizia”.
I fatti risalgono al 16 settembre 2015 quando M.G., veniva imputata perché – a detta della pubblica accusa – si sarebbe impossessata, al fine di trarne profitto, con violenza sulle cose consistita nella manomissione del contatore e nella realizzazione di un allaccio diretto alla rete, di un quantitativo imprecisato di energia elettrica sottraendolo alla società di distribuzione ed alimentandovi la sua abitazione di Giardinello.

Nel corso del giudizio – sia in sede testimoniale e, soprattutto, nell'arringa conclusiva – i difensori della donna hanno messo all’attenzione del giudice come la rigida istanza di condanna del PM non potesse trovare accoglimento per essere le sue gravi accuse fondate su mere supposizioni e non su un valido assetto probatorio. Inoltre, i legali di M.G. hanno dimostrato che l’imputata risiedeva altrove; non essendo neppure proprietaria ed utilizzatrice dell’immobile e che dunque, dall’allaccio abusivo lei non avesse tratto alcun vantaggio.
“Il nostro compito - dichiarano visibilmente soddisfatti gli avvocati Manlio Di Miceli e Angelo Malizia – era quello di dimostrare la totale estraneità ai fatti nonché l’innocenza della nostra assistita e l’assoluzione per non aver commesso il fatto non poteva che essere il giusto epilogo di questa incredibile vicenda giudiziaria”.