Indiziati di rapina, tre giovani fermati dai carabinieri

Sono stati bloccati sulla SS624, all'uscita di Giacalone

MONREALE, 9 febbraio - I carabinieri di Monreale hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria Filippo Bruno, 22 anni, pregiudicato, Carmelo Di Marzo, 20 anni, disoccupato e Pietro La Vardera,anch'egli ventenne e disoccupato, indiziati di essere responsabili di una tentata rapina in provincia di Trapani.

I tre giovani palermitani avevano iniziato al loro rocambolesca fuga tra le due province sicule dopo che avevano tentato di rapinare la filiale Unicredit di Santa Ninfa, rivelandosi inesperti e impacciati criminali, in quanto due di loro restavano bloccati tra le porte d’ingresso della banca, abbandonando le loro intenzioni e dileguandosi a bordo di due Smart.

Un cittadino che aveva assistito alla scena, nonostante il malore dovuto al forte spavento, riusciva comunque a prendere il numero di targa di uno dei due veicoli e segnalarlo ai carabinieri di Castelvetrano che davano il via alle ricerche, allertando i colleghi di Corleone e di Monreale. Intercettati sulla SS624 Palermo-Sciacca da una pattuglia di Roccamena, facevano perdere le loro tracce grazie alle precarie condizioni del manto stradale innevato. Successivamente una delle Smart sbandava rovinosamente costringendo i tre ad abbandonarla e a continuare la fuga a bordo di un solo veicolo.

Intuita ormai l’intenzione dei tre giovani di voler raggiungere Palermo tramite la superstrada, la centrale operativa di Monreale dispiegava le proprie pattuglie all’altezza dello svincolo di Giacalone dove, nonostante il ghiaccio e la neve che limitavano e non poco la sicurezza degli operatori, venivano bloccati e immediatamente portati in caserma. A seguito della perquisizione veicolare sulla Smart venivano rinvenuti degli abiti pronti per essere indossati al fine di ostacolare l’identificazione per una eventuale comparazione con video registrazioni della banca e le chiavi di accensione dell’altro mezzo abbandonato nella fuga.

Visti i gravi indizi di reità ed il pericolo di fuga, avallati inoltre dalle testimonianza delle vittime le quali fornivano descrizioni tali da far risalire ai tre giovani, gli stessi venivano sottoposti a fermo di polizia giudiziaria, e come disposto dall’Autorità Giudiziaria, tradotti presso la casa circondariale “Ucciardone”.

 

 

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