Non ci fu abuso d'ufficio, nè violenza privata: assolto Rocco Micale

Lo aveva accusato una guida turistica abusiva

PALERMO, 30 maggio – Non ci fu abuso d'ufficio, né violenza privata, perché la guida turistica non era autorizzata a svolgere il suo lavoro. Questo, in sintesi, il significato della sentenza con cui è stato assolto il dipendente comunale Rocco Micale.

A scagionarlo dall'accusa che per quattro anni lo ha accompagnato è stato il collegio della quarta sezione penale del Tribunale di Palermo.

La vicenda risale al 5 maggio del 2008, quando Micale, allora commissario della Polizia municipale e difeso nel processo dall'avvocato Concetta Cancelliere, su richiesta di alcune guide turistiche, fu chiamato ad intervenire poiché all'interno della cattedrale operava un'accompagnatrice di un gruppo di turisti francesi sprovvista del necessario patentino professionale. Una guida, peraltro già nota perché "recidiva", autorizzata per fare solo l'accompagnatrice, ma non la guida turistica.

Micale, nel tentativo di impedire alla guida abusiva di proseguire nel suo intento, si frappose tra questa ed i suoi clienti. Con gli animi che si andavano via via surriscaldando, i "contendenti" furono invitati dal custode del Duomo a proseguire fuori la loro "querelle", per non disturbare la sacralità del luogo.

A quel punto fu richiesto l'intervento dei carabinieri, che con la forza infilarono la guida all'interno della loro vettura. La cosa suscitò la reazione del gruppo dei turisti francesi che cominciarono ad inveire contro gli agenti della polizia municipale monrealese, etichettandola come "mafiosa", assestando pure qualche ombrellata al Commissario Giangabriele Belfiore, che era pure presente assieme al collega ed intonando addirittura la "Marsigliese".

La presunta guida turistica, che, come sostengono i suoi difensori, ha detto di essere stata aggredita da Micale, aveva pure chiesto un risarcimento danni di centomila euro.

"Mi sono tolto un grosso peso – dice Micale – che mi ha accompagnato per tutti questi quattro anni. Alla fine, però, sono riuscito a dimostrare la mia innocenza e la validità del mio operato".