Operazione "Nuovo mandamento": così era articolata l'organizzazione

Il VIDEO dell'operazione condotta dai carabinieri

MONREALE, 8 aprile – L'obiettivo era quello di creare una vera e propria roccoforte mafiosa di provincia, in contrapposizione a quella palermitana. Con questo scopo era nato il supermandamento "Camporeale", smantellato stanotte, con un'azione che ha portato a 37 ordinanze di custodia cautelare.

Già da diverse indagini, iniziate nel 2010, era emerso come fosse in atto il processo di riorganizzazione del mandamento di San Giuseppe Jato che pian piano stava ridisegnando i confini. Rispetto al passato, al suo tradizionale territorio comprendente le famiglie mafiose di San Giuseppe Jato e San Cipirello, Camporeale, Piana degli Albanesi, Monreale, tra il novembre del 2011 e il marzo 2012, si aggiungevano quelle di Montelepre e Giardinello, che invece avevano storicamente fatto parte del mandamento mafioso di Partinico. Avveniva quindi un accorpamento dei mandamenti di San Giuseppe e Partinico, sotto l'egida di Camporeale, determinando un'alleanza storica delle due articolazioni. Una sorta di "area dello Jato", che acquisiva anche la competenza sul territorio che storicamente era stata del mandamento mafioso di Partinico.

 A capo, secondo gli inquirenti, veniva posto Antonino Sciortino 51 anni, pluripregiudicato, celibe, allevatore, che aveva scontato 12 anni di reclusione in regime di 41 bis. Sciortino, in pratica, si incaricava di portare a termine il progetto iniziato da Domenico Raccuglia, non concluso a causa dell'arresto di quest'ultimo del 15 novembre 2009.

Una superstruttura, quindi,sotto la sua egida, comprendente anche le famiglie di Altofonte (prima appartenente a Santa Maria di Gesù) di Montelepre, Gardinello, Monreale, fondando un nuovo supermandamento ribattezzato dagli indagati mandamento di Camporeale, caratterizzato per l'appunto dall'accorpamento di due dei più importanti mandamenti della provincia palermitana.

Le investigazioni rivelavano come gli stessi accoliti erano in attesa della scarcerazione di Sciortino, personaggio di caratura superiore in Cosa Nostra, per completare l'opera di ricostituzione dell'articolazione mandamentale. Secondo quello che affermano i magistrati l'articolazione del supermandamento prevedeva la conferma di Salvatore Mulè, quale reggente del mandamento di San Giuseppe Jato. A Partinico il comando continuava ad essere affidato a Giuseppe Speciale, genero di Vito Vitale "Fardazza".

Sciortino, però, si incaricava di ridisegnare pure gli equilibri all'interno delle famiglie di Altofonte e Monreale. Nella cittadina parchitana veniva confermato Giuseppe Marfia, però con l'affiancamento di Giuseppe Antonio Vassallo.

A Monreale, invece, secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, la questione sarebbe stata tra Vincenzo Madonia, considerato il reggente e Sergio Damiani, in favore del quale si registravano le pressioni dal carcere da parte degli affiliati che avrebbero rivendicato il ruolo di comando dopo la destituzione di Antonio Badagliacca.

Una gerarchia che, a catena, vedeva una progressione di "carriera" di Giuseppe Libranti Lucido, da capodecina del territorio di Pioppo, dopo l'arresto del suo padrino Davide Buffa con l'operazione Perseo, a portavoce e delle direttive dello stesso Sciortino e Mulè, venendo sostituito sul territorio da Vincenzo La Corte e Onofrio Buzzetta.

A Montelepre, avveniva prima la conferma, e poi la destituzione, di Giuseppe Lombardo, non più ritenuto affidabile a causa di una forte situazione debitoria che aveva contratto, a Giardinello, la conferma di Giuseppe Abbate. A Piana degli Albanesi, Veniva confermato anche per pregressa conoscenza, Francesco Matranga. A Borgetto, restava in carica Antonino Giambrone.

Nel corso delle indagini, inoltre, veniva individuata una masseria sita in contrada Arcivocale di Monreale, ma localizzata fra i comuni di San Cipirello e Corleone, in una traversa lungo la SP 4, indicata dagli stessi indagati come la "sede centrale" del mandamento, dove effettivamente avvenivano la maggior parte degli incontri fra gli esponenti di cosa nostra, per trattare qualsiasi tipo di argomento: dalla risoluzione di vicende private ed a carattere civilistico, alla riorganizzazione dell'associazione mafiosa.